L'umanesimo cristiano? e' Gesù
«La Chiesa che voglio»
Incontro con i rappresentanti della Chiesa italiana (Santa Maria del Fiore, Firenze - martedì 10 novembre 2015)
10/11/2015
Cari
fratelli e sorelle, nella cupola di questa bellissima Cattedrale è
rappresentato il Giudizio universale. Al centro c’è Gesù, nostra luce.
L’iscrizione che si legge all’apice dell’affresco è “Ecce Homo”.
Guardando questa cupola siamo attratti verso l’alto, mentre contempliamo
la trasformazione del Cristo giudicato da Pilato nel Cristo assiso sul
trono del giudice. Un angelo gli porta la spada, ma Gesù non assume i
simboli del giudizio, anzi solleva la mano destra mostrando i segni
della passione, perché Lui «ha dato sé stesso in riscatto per tutti» (1 Tm 2,6). «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Gv
3,17). Nella luce di questo Giudice di misericordia, le nostre
ginocchia si piegano in adorazione, e le nostre mani e i nostri piedi si
rinvigoriscono. Possiamo parlare di umanesimo solamente a partire dalla
centralità di Gesù, scoprendo in Lui i tratti del volto autentico
dell’uomo. È la contemplazione del volto di Gesù morto e risorto che
ricompone la nostra umanità, anche di quella frammentata per le fatiche
della vita, o segnata dal peccato. Non dobbiamo addomesticare la potenza
del volto di Cristo. Il volto è l’immagine della sua trascendenza. È il
misericordiae vultus. Lasciamoci guardare da Lui. Gesù è il nostro
umanesimo. Facciamoci inquietare sempre dalla sua domanda: «Voi, chi
dite che io sia?» (Mt 16,15). Guardando il suo volto che cosa
vediamo? Innanzitutto il volto di un Dio «svuotato», di un Dio che ha
assunto la condizione di servo, umiliato e obbediente fino alla morte
(cfr Fil 2,7). Il volto di Gesù è simile a quello di tanti
nostri fratelli umiliati, resi schiavi, svuotati. Dio ha assunto il loro
volto. E quel volto ci guarda. Dio – che è «l’essere di cui non si può
pensare il maggiore», come diceva sant’Anselmo, o il Deus semper maior
di sant’Ignazio di Loyola – diventa sempre più grande di sé stesso
abbassandosi. Se non ci abbassiamo non potremo vedere il suo volto. Non
vedremo nulla della sua pienezza se non accettiamo che Dio si è
svuotato. E quindi non capiremo nulla dell’umanesimo cristiano e le
nostre parole saranno belle, colte, raffinate, ma non saranno parole di
fede. Saranno parole che risuonano a vuoto. Non voglio qui disegnare in
astratto un «nuovo umanesimo», una certa idea dell’uomo, ma presentare
con semplicità alcuni tratti dell’umanesimo cristiano che è quello dei
«sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,5). Essi non sono astratte
sensazioni provvisorie dell’animo, ma rappresentano la calda forza
interiore che ci rende capaci di vivere e di prendere decisioni. Quali
sono questi sentimenti? (continua a leggere)