lunedì 28 dicembre 2015

Braschi: il mondo pagano e la misericordia inconcepibile

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«Che è mai questa preferenza concessa ai peccatori?»

di Francesco Braschi SULLE VIE DELL'IMPERO
La misericordia, prima di Cristo, era del tutto inconcepibile. E davanti ai cristiani, nel pagano celso nasceva una domanda...
(www.tracce.it)

Siamo ormai alle porte del Giubileo della Misericordia, sulla quale papa Francesco chiede che si fissi l’attenzione di tutti, poiché essa - come scrive nella Bolla Misericordiae Vultus - è come la sintesi del mistero della fede cristiana, «condizione della nostra salvezza... atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro…» (n.2).
Siamo dunque posti davanti a una realtà dalla ricchezza inesauribile tanto quanto la stessa profondità del Mistero. Non è affatto scontato che ci si “accorga” del valore della misericordia, perché siamo abituati a considerare tale realtà - il più delle volte riducendola moralisticamente o sentimentalmente - come “normale”, abituale compagna della condizione umana.
Ma davvero è così? Ci accade di pensare che la misericordia possa magari essere esclusa come scelta personale, ma non negata come realtà. Ma non sempre è stato così. Prima della venuta di Cristo, la misericordia non era semplicemente disprezzata o rifiutata: piuttosto, era negata quale principio logico e ragionevole, mediante il quale interpretare la realtà.

Ce lo testimonia nel II secolo, il pagano Celso, che, nel suo Contro i cristiani, così si esprime: «Non sto per nulla rivolgendo ai cristiani accuse più aspre di quanto la verità richieda. Infatti, tutti coloro i quali invitano ad abbracciare una religione pongono come pregiudiziale necessaria che uno sia puro di mano e saggio di parola e abbia una vita buona e giusta... Sentiamo ora chi mai i cristiani invitano. Essi dicono: chiunque sia peccatore, sciocco, stolto e, per dirla in una sola parola, chiunque sia sciagurato, questi sarà accolto nel regno di Dio». Un tale atteggiamento, secondo Celso, è del tutto contrario alla natura di Dio e irrispettoso nei suoi confronti: «Che è mai dunque questa preferenza concessa ai peccatori? Con questo loro insegnamento i cristiani bestemmiano Dio e mentono contro di Lui».


La ragione di questo giudizio sta in una concezione ben precisa della realtà e dell’uomo: «In realtà è a tutti chiaro che nessuno, nemmeno con la punizione, potrebbe assolutamente cambiare quegli uomini che sono per natura inclini al peccato e incalliti in esso. Tantomeno lo potrebbe con la compassione. Mutare infatti natura è la cosa più difficile del mondo».
Quello in cui accade il cristianesimo è un mondo nel quale la compassione è ritenuta un atteggiamento irragionevole e ingiusto anche per Dio. Infatti, scrive Celso, «se, come essi [i cristiani] affermano, alla maniera di chi è schiavo della compassione, Dio si lascia dominare dalla pietà per chi geme e solleva i malvagi e respinge i buoni che non ricorrono a tali mezzi, Egli commette la più grande delle ingiustizie».
Fu dunque davvero rivoluzionario, sul piano conoscitivo e culturale, poter leggere quello che Paolo scrisse nella Prima lettera a Timoteo (1,15): «Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna». Con il cristianesimo entra nella storia la possibilità di lasciarsi cambiare dall’amore, e si genera un dinamismo nuovo e inedito.