Valencia. Guardare oppure no
Il volantino di giudizio sulla Dana firmato dagli studenti di GS spagnoli e la raccolta fondi lanciata dall’ong CesalDi fronte a questo fenomeno misterioso, improvviso e violento, abbiamo la libertà di “guardare o non guardare”. E non è una scelta banale. La prima opzione ci riempie di silenzio e di domande; la seconda ci rende più stolti. Se non guardo in faccia quello che è successo a Valencia, sarò in grado di guardare i problemi a casa, le difficoltà negli studi, le preoccupazioni nei rapporti con gli amici o le crisi emotive? Guardare o non guardare la realtà che ci circonda ha un impatto profondo sulla nostra vita personale e comunitaria.
Giussani afferma che «il senso religioso coincide con quel senso di originale, totale dipendenza che è l’evidenza più grande e suggestiva per l’uomo di tutti i tempi. […] Noi siamo come di fronte ad una voce che chiama. Potremo rispondervi o no, ma non possiamo impedire che essa chiami» (Il senso di Dio e l’uomo moderno, BUR 2010, pp. 14-15). Perché vale la pena vivere? Qual è il significato della mia esistenza? Perché muoiono persone innocenti? Che senso ha la mia vita? Sono domande che nascono dal profondo del nostro essere. Non vogliamo scappare, vogliamo guardare tutto.
D’altra parte, le alluvioni hanno messo in luce qualcosa di sorprendente: quei giovani di cui di solito diffidiamo hanno preso la scopa e si sono sacrificati per i loro vicini. A cosa serve la vita se non per essere donata? Si è risvegliato in loro un desiderio che già pulsava nel loro cuore; davvero a volte un dramma fa emergere quanto di più originale c’è in noi. Come possiamo aiutarci a mantenere vivo questo bisogno, questo impulso autentico?
Forse è proprio da questo impulso a donare se stessi che trae origine una ricerca più profonda, una domanda più radicale: possiamo davvero salvare tutto? La fede non è una soluzione magica. Non comprendiamo la sofferenza umana di fronte alla tragedia, ma possiamo porre questa domanda a Dio. Siamo certi che per ogni morte e per ogni cuore sofferente c’è stato un uomo, Gesù di Nazareth, che ha deciso volontariamente di portare quel dolore sulla croce. E Lui stesso ha sussurrato in questi giorni a ogni defunto: «Non temere, oggi sarai con me in Paradiso». Non sono scomparsi nel nulla, non hanno avuto un’esistenza assurda, sono finiti tra le mani di Colui che ha vinto la morte.
Gioventù Studentesca Spagna
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