mercoledì 29 ottobre 2025

Colletta 2025. «Chiamati a nuovi segni di speranza»

 



Colletta 2025. «Chiamati a nuovi segni di speranza»

Tra le mura del carcere di Opera, la presentazione della Giornata di raccolta di alimenti per i poveri promossa dal Banco Alimentare che si svolgerà il prossimo 15 novembre. Una «potenza di bene» che da quasi trent'anni coinvolge milioni di persone in tutto il Paese

 

24.10.2025

Giuseppe Beltrame

«Cos’è la carità?». È partita da questa domanda “innocente”, pronunciata quindici anni fa da una persona detenuta, l’idea di presentare nella Casa di Reclusione di Opera la ventinovesima giornata della Colletta Alimentare. L’incontro del 17 ottobre è stato un dialogo a più voci, moderato da Giuliana Malaguti, responsabile della comunicazione della Fondazione Banco Alimentare ETS.

A porre la questione era stata una delle tante persone recluse a cui fanno visita i volontari dell’associazione Incontro e Presenza Odv, che da quarant’anni si impegna ad incontrare i detenuti nelle carceri lombarde. «Portiamo qui la Colletta», era stata la risposta concreta dei volontari. Da allora, ad ogni edizione, aderiscono sempre più istituti penitenziari, l’anno scorso una quarantina in tutta Italia con risultati inimmaginabili. «Nel 2024 abbiamo raccolto oltre 3.300 kg di alimenti solamente nelle carceri di Opera, San Vittore, Bollate e Monza», ha spiegato Fabio Romano, presidente dell’associazione.

«Quest’anno la data da cerchiare in rosso sul calendario è sabato 15 novembre», ha esordito Marco Piuri, neo presidente della Fondazione Banco Alimentare ETS. «Nella scorsa edizione i 155.000 volontari sparsi in 12.000 punti vendita hanno invitato i cittadini a donare parte della propria spesa per i più poveri, raccogliendo 7.900 tonnellate di alimenti. I numeri sono in costante aumento: 7.600 strutture caritative vengono in soccorso a 1.755.000 persone». Piuri ha continuato ricordando il messaggio che accompagna questa edizione, tratto dal discorso di Leone XIV per la IX Giornata Mondiale dei Poveri. «Tutti siamo chiamati a creare nuovi segni di speranza che testimoniano la carità cristiana», le parole del Pontefice sembrano motivare la decisione di presentare la Colletta in un carcere, una scelta accolta con entusiasmo da chi vive nella struttura. «Stamattina tra i corridoi che avete percorso per arrivare qui c’era grande fermento», ha spiegato Incoronata Corfiati, primo dirigente di polizia penitenziaria del Carcere di Opera. «Del resto la solidarietà negli istituti di reclusione coinvolge tutta la comunità, non solo chi sconta la sua pena».

(…)

Continua su sussidiario.net