mercoledì 17 gennaio 2007

L’amore di Dio per l’uomo nell’arte di padre Marco

Lo scorso 7 gennaio, alle ore 18.00, una folla di bambini e ragazzi accompagnati dalle loro famiglie ha invaso il teatro comunale “Perotto” di Manfredonia per assistere alla rappresentazione teatrale “Marcellino, che spettacolo!” di Padre Marco Finco e di Carlo Rossi.

Tale evento, patrocinato dal CSV Daunia, è stato organizzato dal Centro Culturale “Fontana Vivace” per sostenere i progetti di una Organizzazione Non Governativa, l’AVSI, a favore di bambini e ragazzi che vivono in situazioni di guerra, di fame, di povertà in altri Paesi del mondo.

Il quarto d’ora “accademico” prima dell’inizio dello spettacolo ha fatto registrare un’attesa palpabile e quasi febbrile: gli spettatori più piccoli, infatti, già conoscevano la storia di Marcellino, un bambino abbandonato davanti al convento dei frati che lo accoglieranno e che, con il loro amore, gli consentiranno di mantenere quella freschezza e quella curiosità, unita a una certa bricconeria, che è tipica di tutti i bambini.

Quando Padre Marco è entrato in scena, dopo poche battute e alcuni geniali accorgimenti, come l’aver invitato e interpellato sul palco due piccoli spettatori, il pubblico è stato subito conquistato dai suoi gesti, dalle sue piroette, dalle rare ed efficaci parole con cui man mano andava costruendo la trama della sua storia.

Certo, i primi interlocutori erano i bambini, ma il pubblico adulto era spesso chiamato in causa come all’inizio, quando i bambini sul palco riuscivano con i loro gesti a far suonare l’immaginaria campana del convento, mentre un papà, ugualmente interpellato, pur compiendo i medesimi gesti non faceva suonare niente, perché se si perde la semplicità dei bambini la vita non dice più nulla.

Non si può raccontare tutto, ma occorre almeno segnalare l’ultima affermazione del frate, una volta terminato lo spettacolo.
A chi gli chiedeva come mai si affaticasse tanto per portare il suo spettacolo in tutta Italia, Padre Marco ha risposto che questo era un modo per comunicare ciò che gli sta più a cuore, la compagnia di Dio all’uomo nei termini concreti e familiari con cui il Crocifisso mangiava e beveva con il piccolo Marcellino.
Le feste di Natale non avrebbero potuto concludersi con un richiamo più bello!
Grazie, Padre Marco!
Gemma Barulli