Il Papa: Acutis e Frassati invitano a non sciupare la
vita ma a orientarla verso l'alto
Leone XIV presiede il rito che rende santi i due giovani
laici. Nell’omelia richiama il loro “essere innamorati di Gesù” e la loro
incessante volontà di “donare tutto per Lui”. Un amore coltivato attraverso
“mezzi semplici, alla portata di tutti”, per vivere autenticamente la “santità
della porta accanto”
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
Un “bivio della vita” si apre davanti a ogni giovane: il
rischio più grande è lasciarsi sfuggire il tempo. Ma c’è “un’avventura” che
chiama, invitando a gettarsi “senza esitazioni”, a spogliarsi di sé, delle
“cose”, delle “idee” che ci tengono prigionieri. Basta alzare lo sguardo verso
il cielo, assaporare ogni respiro della propria esistenza e camminare “incontro
al Signore, nella festa eterna del Cielo".
Così Papa Leone XIV dipinge le figure di Carlo Acutis e Pier
Giorgio Frassati, canonizzati oggi, 7 settembre, durante la celebrazione
eucaristica presieduta dal Pontefice sul sagrato della Basilica di San Pietro.
La domenica soleggiata, gli 80mila fedeli festanti, fanno da sfondo alla Messa
concelebrata, tra gli altri, dal cardinale Roberto Repole, arcivescovo di
Torino, città originaria di Frassati, e da monsignor Domenico Sorrentino,
vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e Foligno, che ha accompagnato
fina dalla prima ora il cammino di Acutis verso il riconoscimento ufficiale
della santità. Tra i presenti, anche presidente della Repubblica Italiana
Sergio Mattarella.
"Oggi è una festa bellissima"
Mancano pochi minuti all’inizio della celebrazione e la
piazza già trabocca di volti, canti e attese. Tra la folla sventolano
striscioni che custodiscono le parole ardenti dei due giovani laici:
"Vivere, non vivacchiare", "Tutti nasciamo come originali".
All’improvviso, lo sguardo della piazza si accende: Papa Leone XIV compare sul
sagrato e il suo saluto a braccio si leva come un abbraccio universale.
"Oggi è una festa bellissima per tutta l’Italia, per tutta la Chiesa, per
tutto il mondo!". La liturgia, "molto solenne", non spegne –
assicura – la gioia che riempie questa giornata.
E volevo salutare, soprattutto, tanti giovani, ragazzi, che
sono venuti per questa Santa Messa! È veramente una benedizione del Signore
trovarci insieme, voi che siete arrivati da diversi Paesi. È un dono di fede
che desideriamo condividere
Il Papa chiede "un po’ di pazienza" a quanti non
si trovano nelle prime file della piazza, promettendo loro un saluto in
papamobile al termine della celebrazione. Rivolge poi un pensiero particolare
ai familiari di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, invitando tutti a
custodire nel cuore ciò che loro hanno testimoniato: l’amore per Cristo,
"soprattutto nell’Eucaristia ma anche nei poveri, nei fratelli e nelle
sorelle".
Tutti voi, tutti noi, siamo chiamati a essere santi. Dio vi
benedica! Buona celebrazione! Grazie per essere qui!
"Cosa devo fare perché nulla vada perduto?"
Nell’omelia, il Papa evoca una domanda della Prima Lettura,
tratta dal Libro della Sapienza e proclamata da Michele Acutis, fratello di
Carlo. Una domanda attribuita “proprio a un giovane”, come i due nuovi santi:
il re Salomone.
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi
dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
Alla morte di Davide, suo padre, Salomone possiede
apparentemente tutto: potere, ricchezza, salute, giovinezza, bellezza. Un regno
da governare. Ma proprio l’abbondanza gli suscita un interrogativo:
Cosa devo fare perché nulla vada perduto?
La risposta è la richiesta di un dono più grande: la
Sapienza di Dio, per conoscere e aderire ai suoi progetti.
Si era reso conto, infatti, che solo così ogni cosa avrebbe
trovato il suo posto nel grande disegno del Signore. Sì, perché il rischio più
grande della vita è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio
Chiamati a "buttarci"
Leone XIV si sofferma poi sul Vangelo, dove viene delineato
un altro progetto radicale, “a cui aderire fino in fondo”. Quello indicato da
Gesù:
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a
me, non può essere mio discepolo
E ancora:
Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può
essere mio discepolo
Una chiamata a “buttarci”. A seguire Cristo senza vacillare,
con “l’intelligenza e la forza” – doni dello Spirito – da accogliere
spogliandosi delle proprie convinzioni, “per metterci in ascolto della sua
Parola”.
"Signore, che vuoi che io faccia?"
Non solo Salomone, ma anche san Francesco d’Assisi si trova
davanti allo stesso bivio. Giovane, ricco e "assetato di gloria",
sogna di diventare cavaliere. Ma l’incontro con Cristo lo spinge a domandarsi:
Signore, che vuoi che io faccia?
Il resto è una “storia diversa”, quella “meravigliosa” e
conosciuta universalmente, di una spogliazione che all’oro e all’argento, oltre
che alle stoffe preziose del padre, preferisce “l’amore per i fratelli,
specialmente i più deboli e i più piccoli”.
"Una nuova logica"
L’elenco potrebbe proseguire. D’altro canto, nota il Papa,
spesso la santità nasce da un “sì” pronunciato in gioventù. “Voglio te”, era la
voce che sant’Agostino ascoltava “nel nodo tortuoso e aggrovigliato" della
sua vita.
E così Dio gli ha dato una nuova direzione, una nuova
strada, una nuova logica, in cui nulla della sua esistenza è andato perduto
"Frassati Impresa Trasporti"
In questa cornice, Leone XIV ripercorre le vite di Frassati
e Acutis. Del primo sottolinea l’impegno nella scuola, nei gruppi ecclesiali –
Azione Cattolica, Conferenze di San Vincenzo, FUCI (Federazione universitaria
cattolica italiana) e Terz’Ordine domenicano. La sua fede si esprime nella
preghiera, nell’amicizia e nella carità. “Frassati Impresa Trasporti” è il
soprannome affettuoso con cui gli amici lo chiamano, vedendolo portare aiuti ai
poveri per le strade di Torino. La sua testimonianza è “una luce per la
spiritualità laicale”
Per lui la fede non è stata una devozione privata: spinto
dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è
impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita
politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri
Frassati, un “vero fratello” che Leone XIV proclama santo
06/09/2025
Frassati, un “vero fratello” che Leone XIV proclama santoLe
testimonianze dei giovani di Azione Cattolica, attore nella causa di
canonizzazione, rivelano l'attualità di Pier Giorgio Frassati, che chiamava la
vita “allegria attraverso i ...
Preghiera, sport, studio e carità
Di Carlo, il Papa ricorda l’incontro con Gesù attraverso la
famiglia – menziona Michele, Francesca, la sorella, e i genitori, Andrea e
Antonia, tutti presenti in basilica – e la scuola, ma “soprattutto nei
Sacramenti celebrati nella comunità parrocchiale.
È cresciuto, così, integrando naturalmente nelle sue
giornate di bambino e di ragazzo preghiera, sport, studio e carità
"Basta un semplice movimento degli occhi"
Ciò che unisce Carlo e Pier Giorgio è la scelta di vivere
l’amore di Dio e dei fratelli con "mezzi semplici, accessibili a
tutti": la Messa quotidiana, la preghiera, in particolare l’adorazione
eucaristica. “Davanti al sole ci si abbronza. Davanti all’Eucaristia si diventa
santi”, diceva Carlo. E ancora:
La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la
felicità è lo sguardo rivolto verso Dio. La conversione non è altro che
spostare lo sguardo dal basso verso l’Alto, basta un semplice movimento degli
occhi
"Una luce che noi non abbiamo"
Entrambi sono attenti al Sacramento della Riconciliazione.
Carlo ammoniva: “L’unica cosa che dobbiamo temere veramente è il peccato”,
meravigliandosi di come “gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del
proprio corpo e non si preoccupano della bellezza della propria anima”. Altro
tratto comune, la devozione per i santi e la Vergine Maria, oltre alla pratica
della carità. Pier Giorgio, ricorda ancora Leone XIV, scriveva: “Intorno ai
poveri e agli ammalati io vedo una luce che noi non abbiamo”.
Come Carlo, la esercitava soprattutto attraverso piccoli
gesti concreti, spesso nascosti, vivendo quella che Papa Francesco ha chiamato
la santità della porta accanto
"Il Cielo ci aspetta da sempre"
Un amore, un’offerta a Dio, che neppure la malattia sa
scalfire. “Il giorno della morte sarà il più bel giorno della mia vita”,
un’altra frase di Frassati ricordata dal Papa, che menziona anche la sua ultima
foto, che lo ritrae intento a scalare una montagna. “Col volto rivolto alla
meta, aveva scritto: ‘Verso l’alto’”.
Del resto, ancora più giovane, Carlo amava dire che il Cielo
ci aspetta da sempre, e che amare il domani è dare oggi il meglio del nostro
frutto
"Non sciupare la vita"
I nuovi santi diventano così un “invito”, rivolto
specialmente ai giovani, “a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto
e a farne un capolavoro”. Diceva Carlo:
Non io, ma Dio
E Pier Giorgio:
Se avrai Dio per centro di ogni tua azione, allora arriverai
fino alla fine
Formula tanto semplice, quanto “vincente”, della santità. Ma
anche testimonianza da seguire, per “gustare la vita fino in fondo e andare
incontro al Signore nella festa del Cielo”.
I riti di canonizzazione
La celebrazione con il rito della canonizzazione vive
momenti particolari, come quello iniziale della Petitio, in cui il cardinale
Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, accompagnato
dai postulatori – Nicola Gori per Acutis e Silvia Correale per Frassati – pone
al Papa la domanda per procedere alla canonizzazione.
(…)
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2025-09/papa-leone-xiv-messa-canonizzazione-acutis-frassati.html#:~:text=PAPA%20LEONE%20XIV-,Il%20Papa%3A%20Acutis%20e%20Frassati%20invitano%20a%20non%20sciupare%20la%20vita,Chi,-siamo