Roma
San Giuseppe Moscati viene alla luce a Benevento il 25 luglio 1880, e presto è «adottato» da Napoli, dove diventa medico. Vive e svolge la sua professione con particolare generosità e amore, ricevendo lodi e affetto dei suoi pazienti e dei suoi concittadini. Salva - «miracolosamente» - alcuni malati durante l’eruzione del Vesuvio del 1906; nel 1921, quando il colera devasta Napoli, da Primario degli Ospedali riuniti si adopera strenuamente per curare e assistere i contadini.
Mai, fermerà la sua – quotidiana, concreta, efficace, amabile - opera a servizio dei malati. Mai, chiederà la parcella ai poveri.
Di più: mentre guarisce i corpi, è attento anche alle anime.
Tutto questo fino alla morte, che lo coglie il 12 aprile 1927, a 47 anni. Il futuro beato papa Paolo VI lo eleva agli altari nel 1975; il futuro santo papa Giovanni Paolo II, il 25 ottobre 1987, lo canonizza.
Nell’Anno santo straordinario della misericordia, assume un particolare senso e significato rivivere l’esistenza di questo Santo che, per la sua attenzione e il suo sguardo cristiani alla società in cui vive - rivolti prima di tutto e soprattutto a chi è più debole, sofferente, lontano, «ultimo» - può essere definito a tutti gli effetti «sociale», anche se non è compreso nella schiera delle figure tradizionalmente considerate tali. È prezioso leggere questo volume di Bergamini perché Moscati è un cristiano che diventa «Santo sociale», da laico: la sua laicità è quella di «un medico normale, come tanti lo sono nei nostri ospedali, ma la grandezza della sua dedizione a Cristo nel mondo – ha scritto Giussani - è penetrata dentro le pieghe della sua vita quotidiana. Ogni azione, così vissuta, si nobilitava, anche la più apparentemente banale, per cui fu anche più medico, realizzando la sua personalità: si infiammava coi suoi allievi e i colleghi, si commuoveva coi pazienti e i loro cari, sacrificandosi per essi, amava la ragione che ricerca il vero».
«Fatto santo alla fine del Sinodo sui laici (1987) – ricorda il fondatore di Comunione e Liberazione - Moscati è bandiera di che cosa significhi “laico, cioè cristiano”: un protagonista nuovo sulla scena del mondo che il battesimo, per l’energia dello Spirito di Cristo, suscita a dilatare nel tempo e nello spazio il compiersi della promessa di felicità per tutto l’uomo e per tutti gli uomini».
Alla canonizzazione Papa Wojtyla aveva detto: «Fu proprio la fede a conferire al suo impegno dimensioni e qualità nuove, quelle tipiche del laico autenticamente cristiano. Grazie a esse gli aspetti professionali, nella sua vita, si integravano armoniosamente fra loro, si sostenevano l’un l’altro, per essere vissuti come una risposta a una vocazione, e quindi come una collaborazione al piano creatore e redentivo di Dio».
Per Papa Montini, Moscati «è un laico, che ha fatto della sua vita una missione percorsa con autenticità evangelica... È un medico, che ha fatto della professione una palestra di apostolato, una missione di carità... È un professore d’università, che ha lasciato tra i suoi alunni una scia di profonda ammirazione... È uno scienziato d’alta scuola, noto per i suoi contributi scientifici di livello internazionale... La sua esistenza è tutta qui».
Nel Giubileo della misericordia papa Francesco invita tutti ad aprire il cuore a Dio, senza paura ed egoismi, e di rendere il proprio cuore semplice e umile, come semplici e umili sono il messaggio e la vita di Gesù che conducono alla felicità terrena ed eterna: ecco, «occorre solo un cuore semplice, come di bambino, per riconoscere i segni della grande Presenza dentro la vita normale – afferma Giussani - come incontrando un medico nella stanzetta di un ospedale o una giovane donna con un bimbo deposto in una mangiatoia».
«Laico cioè cristiano. San Giuseppe Moscati medico», di Paola Bergamini, Edizioni Piccola Casa Editrice, 2016, 10 euro.