mercoledì 27 aprile 2016

Marta Busani: GS, Storia di un movimento cattolico dalla ricostruzione alla contestazione

 Dalla leggenda al documento: la storia di Gioventù Studentesca

Un libro di Marta Busani analizza il gruppo dal quale nascerà Comunione e liberazione negli anni precedenti la contestazione giovanile
Don Giussani (a destra) e i suoi ragazzi sulla spiaggia di Varigotti negli anni Sessanta

27/04/2016

Nell’attuale panorama ecclesiale sono poche le realtà capaci di catalizzare l’attenzione dei media come il movimento di Comunione e Liberazione, per il cui fondatore - il sacerdote di Desio don Luigi Giussani (1922-2005) - è attualmente in corso un processo di beatificazione. La sovraesposizione mediatica del movimento è stata fino ad oggi accompagnata, per altro verso, da una sottorappresentazione del medesimo in sede storiografica che appare sorprendente. Se si eccettuano pochi saggi di approfondimento e alcune ricostruzioni d’insieme, si può addirittura parlare di un vero e proprio “vuoto” per gli anni precedenti alla contestazione studentesca, quando l’azione educativa di Giussani assume la forma dell’esperimento prima milanese, e successivamente nazionale, di Gioventù Studentesca.


Di ciò sembra essere responsabile innanzitutto una storiografia che, come scrive Marta Busani nel volume “Gioventù Studentesca. Storia di un movimento cattolico dalla ricostruzione alla contestazione” (in uscita per i tipi di Studium), «ha spesso affrontato il problema di Gioventù Studentesca alla luce della successiva nascita di Comunione e Liberazione, rileggendone la storia, fin dal suo sorgere, come lo sviluppo di un movimento ecclesiale tout court» e interpretandola talvolta sotto la luce esclusiva delle contrapposizioni politiche interne al mondo cattolico degli anni Settanta, segnato dai traumi del post-concilio e del Sessantotto.

La storia del movimento di Giussani parte in realtà almeno quindici anni prima, ed è una storia che - tenendo conto della considerevole documentazione archivistica studiata per la prima volta da Marta Busani - «si situa a tutti gli effetti nell’alveo dell’Azione Cattolica italiana, da cui nasce e all’interno della quale si sviluppa, facendo emergere il legame tra l’esperimento ambrosiano e le riflessioni che attraversano il mondo cattolico italiano tra gli anni Cinquanta e Sessanta». È in qualità di vice-assistente diocesano della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, non a caso, che don Giussani inizia a muovere i primi passi nel mondo delle scuole milanesi. Nel fare ciò, il prete brianzolo si richiama esplicitamente alla “Gioventù Studentesca” fondata a Milano nel 1945 dal laico Giancarlo Brasca, futuro presidente diocesano dell’Azione Cattolica, tra i primi in Italia a cogliere l’urgenza di «riflettere su nuove forme di organizzazione che possano penetrare negli ambienti da cui l’associazionismo cattolico, durante il ventennio fascista, è stato allontanato, e in particolare il mondo del lavoro e quello della scuola».

Per questo, fin dall’inizio, la struttura prevalentemente parrocchiale dell’Azione Cattolica viene messa in discussione da Gioventù Studentesca, che da questo punto di vista sembra riprendere molto da vicino il modello francese della Jeunesse Étudiante Chrétienne. A questo proposito la fitta trama di rapporti internazionali coltivati dai giovani di Giancarlo Brasca e più ancora dalla Gioventù Studentesca di don Giussani è uno degli aspetti meno noti delle vicende del movimento ecclesiale sul quale il lavoro della Busani contribuisce a fare luce. D’altra parte, che l’apertura «alle dimensioni del mondo» - espressione di Giussani che verrà in seguito ripresa dall’arcivescovo di Milano mons. Giovanni Battista Montini - rappresenti un tratto costitutivo del movimento d’ambiente degli studenti dell’Azione Cattolica ambrosiana lo testimonia anche l’esperienza missionaria in terra brasiliana che vede protagonisti alcuni giessini a partire dal 1962, in anticipo di qualche anno sull’ondata di interesse per il mondo latinoamericano (con i suoi squilibri socio-economici) che investirà tanta parte del mondo cattolico dopo il Concilio Vaticano II. Non sembra un dettaglio di poco conto il fatto che proprio alcuni di loro, alla fine degli anni Sessanta, giochino un ruolo significativo in alcune delle prime elaborazioni della “Teologia della liberazione” nel contesto brasiliano. Un dato, questo, che al pari di altre scoperte contenute nel volume di Marta Busani suggerisce di rileggere la vicenda giessina al di fuori di schematismi ideologici e paradigmi storiografici troppo rigidi. Un altro tema meritevole di attenzione in questo senso è l’interesse verso il dialogo ecumenico: oltre alla partecipazione di molti giessini alle attività del Centro Culturale “Russia Cristiana”, particolarmente attivo in ambito italiano per quanto riguarda i rapporti con l’Oriente ortodosso, l’autrice si sofferma anche sulla partecipazione di alcuni responsabili di Gioventù Studentesca al centro ecumenico valdese “Agape”.

L’esperimento studentesco di Giussani, per altro verso, si inserisce nel travaglio dell’Azione Cattolica italiana che, analogamente a quanto si verifica in altri Paesi europei e americani, manifesta a partire dagli anni Cinquanta i primi segni di una crisi che esploderà in modo dirompente con il Sessantotto. Sotto questo profilo l’autrice evidenzia come l’opera di Brasca e successivamente quella di Giussani tentino di superare i limiti di un modello di Azione Cattolica eccessivamente appiattito sulla dimensione attivistico-organizzativa, come quello incarnato dalla presidenza di Luigi Gedda, focalizzando maggiormente l’attenzione sull’approfondimento personale della fede. È Giussani, in particolare, a sviluppare le intuizioni pedagogiche più rilevanti - si veda la centratura del discorso giussaniano sull’esperienza personale come fattore di conoscenza - che lo avvicinano ad alcuni suoi maestri della scuola teologica di Venegono e ad altrettanti esponenti della cosiddetta “nouvelle théologie”.

La storia di Gioventù Studentesca si intreccia poi con l’arrivo di Montini a Milano. Quest’ultimo, giunto in terra ambrosiana all’indomani della crisi della Gioventù Italiana di Azione Cattolica che porta, nel 1954, alle dimissioni del presidente nazionale Mario Rossi, mostra da subito un certo interesse per l’azione svolta dai giessini nelle scuole, che segue da vicino per anni. Ne è una prova significativa la decisione dell’arcivescovo di riconoscere ufficialmente Gioventù Studentesca in occasione del sinodo diocesano minore del settembre 1962, passata fino ad oggi inosservata da parte di quanti si sono occupati delle vicende dell’associazionismo giovanile cattolico italiano. Ciò non toglie, d’altra parte, che Montini - nell’ambito del medesimo sinodo - riaffermi la preminenza della dimensione parrocchiale dell’Azione Cattolica, secondo una linea alla quale si manterrà fedele anche una volta eletto pontefice. Una posizione, quella del futuro Paolo VI, che esprime tutte le tensioni già presenti nel cattolicesimo italiano fin dai primi anni Sessanta, tensioni che in alcuni casi sfoceranno in situazioni di aperto conflitto, fino alla fuoriuscita di Gioventù Studentesca dall’Azione Cattolica e alla successiva nascita di Comunione e Liberazione. In questo senso la difficoltà di far convivere a livello sia diocesano sia nazionale i diversi modelli e le molteplici sensibilità presenti all’interno del laicato cattolico è certamente un fil rouge che attraversa tutta la vicenda ricostruita da Marta Busani.


Marta Busani, Gioventù Studentesca. Storia di un movimento cattolico dalla ricostruzione alla contestazione, Studium, Roma, 2016, pp. 532, euro 23,00