domenica 22 ottobre 2017

Il mondo "mostra" o no Dio?




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FEDE
negata da sviste cosmiche
Creazione senza Dio? Tommaso d’Aquino osserva che il problema della creazione non è soltanto un asserto di fede: «Che l’universo sia creato non lo crede soltanto la fede, ma anche lo dimostra la ragione». Il tema della creazione dal nulla è di competenza della teologia che riflette sulla rivelazione, e parimenti della metafisica. Poiché creare è trarre qualcosa dal nulla, la creazione esige una Causa prima che non è una causa fisica ma meta-fisica, ossia Dio non è il primo di una serie successiva di cause fisiche, è trascendente la serie fisica in quanto Atto puro. L’apporto maggiore di Tommaso alla questione cosmologica e creazionistica è l’idea ontologica e non fisica di creazione, mentre la cosmologia attuale sembra talvolta giocare su due tavoli: da un lato rimane giustamente nell’ambito della fisica e della questione del divenire evolutivo, dall’altro sembra assumere quest’ultimo come verità insuperabile: tutto diviene e questa è la verità suprema. Tale cosmologia rischia di confondere il divenire delle cose nel tempo con la creazione dal nulla.
Il tema merita particolare attenzione perché da diversi anni risuona in taluni autori l’asserto di una «creazione senza Dio», ossia l’idea che il mondo è uscito da solo dal nulla assoluto e si è autocreato. Mi permetto di osservare che in simili mirabolanti asserzioni prevale la propensione di taluni scienziati e di taluni filosofi di trasformare con estremo semplicismo teorie scientifiche più o meno immaginose in ipotesi filosofiche primarie che pretenderebbero di offrirci la risposta finale. Stephen Hawking e taluni suoi colleghi sostengono precisamente che il mondo si è creato da solo, e non ha bisogno di un Creatore. Per Hawking «l’universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal niente» e dunque «non è stato Dio a crearlo». Egli osserva: «Poiché esiste una legge come la gravità, l’universo può essersi e si è creato da solo, dal niente. La creazione spontanea è la ragione per cui c’è qualcosa invece del nulla, il motivo per cui esiste l’universo, per cui esistiamo noi». Secondo l’autore la legge di gravità porterebbe alla formazione continua dell’universo, che «può e continuerà a crearsi da sé, dal niente».

Tutto ciò è cattiva fisica e cattiva filosofia. Cattiva fisica perché Hawking da fisico e da scienziato avanza un’affermazione non verificabile: è impossibile concludere che il mondo sia stato creato, o si sia creato da solo, a partire da osservazioni fisiche e relative teorie scientifiche. E cattiva filosofia per due motivi. Il primo è che se egli ammette la gravitazione universale non può sostenere che il cosmo si è creato da solo a partire dal nulla; se invece non ammette nulla, il suo asserto è un’assurdità in quanto il nulla non c’è, e dal nulla non può venire fuori alcunché. Non sottolineo ulteriormente l’indebolimento della ragione umana e la scarsa propensione a riflettere che emergono nelle formule suddette. Le banalità di Hawking non rendono un buon servizio alla scienza, e richiamano il tema dell’overlapping (o non-overlapping) magisteria, in cui è opportuno evitare due soluzioni polari: la completa separazione o la piena sovrapposizione tra scienza, filosofia e fede. Esse, pur diverse, non possono andare ciascuna per la sua strada, ignorandosi, in quanto hanno importanti punti di tangenza e di sovrapposizioni sui temi più rilevanti. D’altro canto una certa somiglianza di linguaggio tra scienza e religione va attentamente considerata per evitare seri equivoci: il ricorso di entrambe al termine creazione suona lo stesso ma i contenuti sono molto diversi. Quanto finora detto ha grandi ripercussioni sull’uomo, la società, la morale. Siccome la scienza sa come è fatto il mondo nel senso che ne conosce le leggi “naturali”, e la fede no, allora alcuni ne tirano la conseguenza che la fede debba essere rinchiusa nell’intimo, nell’ambito della spiritualità, lasciando ad altri la gestione del mondano. Si sostiene che i progressi delle scienze porteranno, ed anzi hanno già portato, ad un miglioramento della morale, ad un’evoluzione positiva. Che il miglioramento della conoscenza dell’uomo e dei suoi processi psichici e passionali possa farci compiere passi avanti nell’azione e nell’educazione lo concedo volentieri. Eppure la ben più grande conoscenza scientifica e capacità tecnica del XX secolo non ha potuto gran che contro la barbarie, la crudeltà, la volontà di potenza, ed anzi purtroppo la tecnica si è spesso posta al servizio del terrore e dell’oppressione.
Molto dipende da come la persona umana comprende e descrive se stessa. Possiamo descrivere noi stessi alla luce della scienza, ossia ricorrendo ad atomi, particelle, neuroni e altro, e forse possiamo concludere che l’essere umano è un ghirigoro tra tanti. Ma la luce della scienza non è l’unica luce per conoscere l’essere umano. La scienza penetra di più o di meno in una sola dimensione - quella fisica - e farla divenire l’unica è un grave equivoco. Ed eccoci dinanzi al postulato che l’uomo sia solo una scimmia più evoluta, e all’assunto che il darwinismo conduca inevitabilmente all’abbandono della dottrina della dignità umana e alla sua sostituzione con un genere differente di etica, in cui gli esseri umani e gli altri animali non appartengano a categorie morali differenti. Secondo J. Rachels la teoria darwiniana presa sul serio rende irragionevole la tesi dell’uomo fatto a immagine di Dio, e conduce a negare che l’essere umano sia l’unico dotato di logos. Ciò può comportare un’immagine disfattistica di noi stessi e degli altri, che rode come una talpa sempre in opera le radici dell’autostima del genere umano. Là dove vince il paradigma naturalisticodarwiniano, l’immagine dell’uomo nel mondo si modifica radicalmente e la stessa idea di dignità svapora, e con essa la stima e la considerazione che l’uomo ha per sé e per i suoi simili. Giunti a questo livello di diagnosi, è bene ricordare l’impossibilità di educare ed unificare una società solo sulla base della verità scientifica che, scomponendo la persona in mille lati, rende precaria la sua educazione quale fenomeno essenzialmente unitario. L’idea scientifica dell’uomo, in quanto di origine empirica, può fornire informazioni preziose, ma non può fornire né le basi né i fini dell’educazione, per i quali occorre attingere ad un concetto filosofico e religioso dell’essere umano: il primo ci informa sulla natura dell’uomo, il secondo sulla sua situazione esistenziale e sul suo destino.
(3, fine. Le precedenti puntate sono state pubblicate l’8 e il 15 ottobre)

Idee
Una “cattiva fisica” come quella di Stephen Hawking e alcuni suoi colleghi vorrebbe che il mondo si fosse creato da solo. A loro è bene ricordare che la verità scientifica da sola non basta

COSMOLOGO
L’astrofisico britannico Stephen Hawking, noto soprattutto per i suoi studi sui “buchi neri”