sabato 5 aprile 2025

LETTURE/ Adrien Candiard, il bello di accettare la grazia e tornare alla semplicità della Salvezza

 


LETTURE/ Adrien Candiard, il bello di accettare la grazia e tornare alla semplicità della Salvezza

L'ultimo, agile ma denso lavoro del domenicano Adrien Candiard, "La grazia è un incontro", è un ritorno all'essenzialità della fede. E una proposta

Gianni Varani Pubblicato 5 Aprile 2025

 

Padre Adrien Candiard, domenicano francese di 43 anni, è già da qualche anno un’autorevole figura di riferimento in molti ambiti del mondo cattolico e anche fuori da esso. Lo è sia per i contenuti che per la testimonianza che offre. E che viva da una dozzina di anni al Cairo, nel cuore di una capitale dell’islam, accresce l’interesse per le riflessioni che condivide in molti campi, non solo teologici. C’è tuttavia un aspetto non secondario ed evidentemente voluto, delle sue intense e diffuse attività editoriali, che val la pena portare ad esempio.  Ed è l’efficace “sinteticità” di molti suoi libri.

La maggior parte delle sue non poche pubblicazioni oscillano tra le 70 e le 140 pagine. E lo stile che lo caratterizza è brillante, stimolante e non disdegna l’intelligente ironia. Il francese, sua lingua madre, riesce altrettanto bene nella traduzione italiana, lingua che Candiard maneggia con notevole padronanza, avendola studiata fin dalle medie. Una delle sue ultime fatiche, La grazia è un incontro (LEV, 2024; in francese il titolo è Sur la Montagne. L’aspérité et la grâce), arriva a ”sole” 109 pagine. Si leggono con assoluta scioltezza e accessibilità. Ciò non significa affatto che i contenuti siano “leggeri”.

È stato chiesto a Candiard – che ogni tanto partecipa a incontri molto affollati in Italia, Francia e in altri Paesi – perché di questa sua “cifra” comunicativa. Scherzando ha sostenuto che l’editore non ne sarebbe in realtà felicissimo, perché con così poche pagine non farebbe abbastanza profitto. Ma la risposta di merito è un’altra: i lettori e gli ascoltatori in genere faticano a trattenere e rammentare più di un argomento fondamentale. Occorre proporre un solo tema centrale, articolarlo e renderlo comprensibile e tale da poter essere meditato e ricordato. Candiard non lo dice, ma verrebbe da imporre questa filosofia comunicativa sintetica come standard per le omelie e i saggi di tanti pulpiti cattolici.

Il citato La grazia è un incontro è, da questo punto di vista, un esempio perfetto. Il filo conduttore del testo è già ben sintetizzato nel sottotitolo: Se Dio ci ama gratis, perché i comandamenti?. La domanda ha ulteriori sviluppi, in varie parabole ed episodi, così sintetizzabili: Cristo sembra di manica molta larga col perdono, basti pensare all’adultera, al pubblicano o al figliol prodigo, ma nel contempo sembra alzare enormemente l’asticella della “pretesa morale”, vedi la richiesta al giovane ricco di lasciare tutti i beni. Oppure l’invito a porgere l’altra guancia (tema che stimola diverse simpatiche riflessioni dell’autore), la richiesta di essere perfetti “come il Padre”, il rischio adulterio anche solo col pensiero.

A prima vista, è un’asticella morale fuori portata per noi umani. Come conciliare questi diversi messaggi, apparentemente antitetici, del Cristo? Ovvero una salvezza offerta gratis ma poi con un prezzo apparentemente smisurato da pagare?

La lettura di Candiard, ricca di aneddoti e spiegazioni insolite, è antimoralista, ma nel contempo non avvalla un’indolenza fatalista. La proposta cristiana non è una condizione morale apriori, “sine qua non”, ma una direzione ed una tensione alla quale tendere, grazie a un nuovo e straordinario compagno di viaggio. Si diventa figli, con Lui, grazie a Lui. Del resto lo stesso Candiard confessa, in un passaggio del libretto, che anziché padre, preferirebbe essere chiamato fratello o figlio. Tuttavia, essendo anche priore di una comunità monastica, alla fin fine ha dovuto ben accettare l’appellativo di padre che gli compete.

La “porta stretta” dell’esempio evangelico, attraverso la quale siamo invitati a passare, non è il segno di una particolare “rigorosa selettività del portinaio”, ma è una porta su misura per ciascuno. Ad ognuno la sua porta stretta, sembra dirci l’autore. Il suo significato è portarci a liberarci di ciò che è superfluo, inutile, dannoso o ingombrante verso la nostra realizzazione. Ovvero la salvezza, per usare il linguaggio evangelico.

Tra i molti esempi usati da Candiard, uno probabilmente ha colpito molti ascoltatori e lettori, perché verosimilmente ignorato dai più. Ed è quello del pranzo di nozze, dove il padrone – deluso dal rifiuto degli invitati prescelti – va a raccattare per strada pezzenti, barboni, passanti casuali. Perché dunque ne caccia via con assoluta severità uno che non risulta adeguatamente vestito per le nozze? Non era un poveraccio come tutti gli invitati dell’ultima ora?

La tradizione del tempo, ha spiegato, è che l’abito festivo per le nozze era offerto da chi invitava. Non c’era bisogno di presentarsi con alcun particolare “smoking” per l’occasione. Quindi l’ospite intruso poi cacciato – questo il senso della vicenda così rispiegata – non aveva accolto e accettato il dono, cioè la veste, la grazia della quale sono oggetto i credenti, gli invitati a una festa esistenziale straordinaria. La salvezza è accogliere, accettare la grazia, un tema teologico – spiega Candiard – oggi un po’ dimenticato, pur avendo goduto nei secoli una vasta fortuna. La santità, come via per la felicità, inizia dunque con una sorta di passività.

 

Questa narrazione essenziale sembra derivare anche da altre considerazioni di vasta portata su un cristianesimo vissuto in un contesto del tutto post-cristiano. Tema oggetto non di questo ma di altri testi di Candiard, che deve quindi essersi da tempo convinto della profonda necessità di tornare ad una narrazione basilare, essenziale, sui fondamenti della fede cristiana e sulla sua dinamica di incontro con un annuncio umanamente straordinario. Del resto, la sua stessa personale vocazione da adulto è maturata in un contesto post-cattolico, in una società altamente secolarizzata, oramai diffusamente ignara anche dei contenuti cristiani più elementari.

(…) https://www.ilsussidiario.net/news/letture-adrien-candiard-il-bello-di-accettare-la-grazia-e-tornare-alla-semplicita-della-salvezza/2819671/#:~:text=CHIESA-,LETTURE/%20Adrien%20Candiard%2C%20il%20bello%20di%20accettare%20la%20grazia%20e%20tornare,altamente%20secolarizzata%2C%20oramai%20diffusamente%20ignara%20anche%20dei%20contenuti%20cristiani%20pi%C3%B9%20elementari.,-Ci%C3%B2%20non%20porta