«Siete chiamati a una esistenza controcorrente»
Francesco ai consacrati: lasciatevi incontrare dall’abbraccio di Cristo
ROMA
Laddove la vita contemporanea chiude le porte, la vita consacrata,
«alba perenne della Chiesa », è chiamata a tenerle aperte. Laddove il
mondo tende ad accaparrare, la vita consacrata dona. E dove gli altri
cercano ricchezza, piacere e potere, i consacrati si fanno poveri,
casti e obbedienti, guardando gli occhi del fratello, più che lo schermo
del cellulare. Papa Francesco tratteggia così l’identità dei religiosi
e delle religiose del 2000. E 'svela' loro un 'segreto'. «Tenere il
Signore tra le braccia». In pratica «in ogni cosa che facciamo: nella
preghiera, al lavoro, a tavola, al telefono, a scuola, coi poveri,
ovunque. Avere il Signore tra le mani – sottolinea il Pontefice – è
l’antidoto al misticismo isolato e all’attivismo sfrenato, perché
l’incontro reale con Gesù raddrizza sia i sentimentalisti devoti che i
faccendieri frenetici».
Papa Bergoglio tiene l’omelia della Messa per i consacrati, in
occasione della XXII Giornata mondiale a loro dedicata, celebrata ieri
nella Basilica Vaticana, come in tutto il mondo. In precedenza aveva
fatto pervenire tramite l’elemosiniere vaticano, Konrad Krajewski, una
primula a ogni religiosa che lavora in Vaticano. «È il fiore che
dispensa gratuitamente bellezza e che cresce verso l’alto guardando il
Signore, ha spiegato l’arcivescovo». Un chiaro riferimento alla realtà della vita consacrata.
Durante la celebrazione eucaristica, il Papa commenta la presentazione
di Gesù al tempio e l’incontro con i vecchi Simeone e Anna, che è
anche e soprattutto un incontro tra generazioni, intorno al Signore.
Francesco cita Gioele: «I vostri anziani faranno sogni, i vostri
giovani avranno visioni». E perciò raccomanda: «Mai lasciare indietro,
mai fare scarti generazionali, ma accompagnarsi ogni giorno, con il
Signore al centro. Perché se i giovani sono chiamati ad aprire nuove
porte, gli anziani hanno le chiavi. Non c’è avvenire senza questo
incontro tra anziani e giovani». «Non c’è profezia senza memoria» e
viceversa.
I consacrati
inoltre sono chiamati ad andare controcorrente. «La vita frenetica di
oggi – ricorda – induce a chiudere tante porte all’incontro, spesso per
paura dell’altro - sempre aperte rimangono le porte dei centri
commerciali e le connessioni di rete -; ma nella vita consacrata non sia
così: il fratello e la sorella che Dio mi dà sono parte della mia
storia, sono doni da custodire. Non accada di guardare lo scher- mo del cellulare più degli occhi del fratello, o di fissarci sui nostri programmi più che nel Signore».
La 'rivoluzione' dei religiosi e delle religiose è evidente soprattutto nei tre consigli evangelici. «Così,
mentre la vita del mondo cerca di accaparrare, la vita consacrata
lascia le ricchezze che passano per abbracciare Colui che resta –
sottolinea il Papa –. La vita del mondo insegue i piaceri e le voglie
dell’io, la vita consacrata libera l’affetto da ogni possesso per amare
pienamente Dio e gli altri. La vita del mondo s’impunta per fare ciò
che vuole, la vita consacrata sceglie l’obbedienza umile. E mentre la
vita del mondo lascia presto vuote le mani e il cuore – rileva il
Pontefice –, la vita secondo Gesù riempie di pace fino alla fine».
Ecco perché Francesco esorta a tenere in braccio Gesù. Vivere
l’incontro con lui, aggiunge, «è anche il rimedio alla paralisi della
normalità, è aprirsi al quotidiano scompiglio della grazia. Lasciarsi
incontrare da Gesù, far incontrare Gesù: è il segreto per mantenere
viva la fiamma della vita spirituale. È il modo per non farsi
risucchiare in una vita asfittica, dove le lamentele,
l’amarezza e le inevitabili delusioni hanno la meglio». È anche il modo
«per superare la sterile retorica dei 'bei tempi passati', per mettere a
tacere il 'qui non va più bene niente'. Se si incontrano ogni giorno
Gesù e i fratelli, il cuore non si polarizza verso il passato o verso il
futuro, ma vive l’oggi di Dio in pace con tutti».
Al termine il cardinale prefetto della congregazione per i religiosi,
Joao Barz De Aviz ha ringraziato il Pontefice a nome di tutti.
Suggestivo l’inizio. Nel pronao della Basilica sono state accese le
prime candele, la cui luce si è poi propagata all’interno della Basilica
(un simbolo di Cristo 'luce per illuminare le genti', come disse
Simeone; e da qui anche il nome di Candelora, con cui viene
popolarmente chiamata questa festa.). «Voi – conclude il Papa– siete
l’alba perenne della Chiesa». Un simbolo di luce, appunto.
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La Messa nella Basilica Vaticana in occasione della Giornata mondiale
della vita consacrata. Dal Papa una primula in dono a tutte le religiose
che lavorano negli uffici vaticani L’invito a «non fare mai scarti tra
le generazioni ma ad accompagnarsi»