FEDE
negata da sviste cosmiche
Creazione senza Dio?
Tommaso d’Aquino osserva che il problema della creazione non è
soltanto un asserto di fede: «Che l’universo sia creato non lo crede
soltanto la fede, ma anche lo dimostra la ragione». Il tema della
creazione dal nulla è di competenza della teologia che riflette sulla
rivelazione, e parimenti della metafisica. Poiché creare è trarre
qualcosa dal nulla, la creazione esige una Causa prima che non è una
causa fisica ma meta-fisica, ossia Dio non è il primo di una serie
successiva di cause fisiche, è trascendente la serie fisica in quanto
Atto puro. L’apporto maggiore di Tommaso alla questione cosmologica e
creazionistica è l’idea ontologica e non fisica di creazione, mentre la
cosmologia attuale sembra talvolta giocare su due tavoli: da un lato
rimane giustamente nell’ambito della fisica e della questione del
divenire evolutivo, dall’altro sembra assumere quest’ultimo come verità
insuperabile: tutto diviene e questa è la verità suprema. Tale
cosmologia rischia di confondere il divenire delle cose nel tempo con
la creazione dal nulla.
Il tema merita particolare attenzione perché da diversi anni risuona in
taluni autori l’asserto di una «creazione senza Dio», ossia l’idea che
il mondo è uscito da solo dal nulla assoluto e si è autocreato. Mi
permetto di osservare che in simili mirabolanti asserzioni prevale la
propensione di taluni scienziati e di taluni filosofi di trasformare
con estremo semplicismo teorie scientifiche più o meno immaginose in
ipotesi filosofiche primarie che pretenderebbero di offrirci la risposta
finale. Stephen Hawking e taluni suoi colleghi sostengono precisamente
che il mondo si è creato da solo, e non ha bisogno di un Creatore. Per
Hawking «l’universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal
niente» e dunque «non è stato Dio a crearlo». Egli osserva: «Poiché
esiste una legge come la gravità, l’universo può essersi e si è creato
da solo, dal niente. La creazione spontanea è la ragione per cui c’è
qualcosa invece del nulla, il motivo per cui esiste l’universo, per cui
esistiamo noi». Secondo l’autore la legge di gravità porterebbe alla
formazione continua dell’universo, che «può e continuerà a crearsi da
sé, dal niente».
Tutto
ciò è cattiva fisica e cattiva filosofia. Cattiva fisica perché Hawking
da fisico e da scienziato avanza un’affermazione non verificabile: è
impossibile concludere che il mondo sia stato creato, o si sia creato
da solo, a partire da osservazioni fisiche e relative teorie
scientifiche. E cattiva filosofia per due motivi. Il primo è che se
egli ammette la gravitazione universale non può sostenere che il cosmo
si è creato da solo a partire dal nulla; se invece non ammette nulla,
il suo asserto è un’assurdità in quanto il nulla non c’è, e dal nulla
non può venire fuori alcunché. Non sottolineo ulteriormente
l’indebolimento della ragione umana e la scarsa propensione a riflettere
che emergono nelle formule suddette. Le banalità di Hawking non
rendono un buon servizio alla scienza, e richiamano il tema
dell’overlapping (o non-overlapping) magisteria, in cui è opportuno
evitare due soluzioni polari: la completa
separazione o la piena sovrapposizione tra scienza, filosofia e fede.
Esse, pur diverse, non possono andare ciascuna per la sua strada,
ignorandosi, in quanto hanno importanti punti di tangenza e di
sovrapposizioni sui temi più rilevanti. D’altro canto una certa
somiglianza di linguaggio tra scienza e religione va attentamente
considerata per evitare seri equivoci: il ricorso di entrambe al
termine creazione suona lo stesso ma i contenuti sono molto diversi.
Quanto finora detto ha grandi ripercussioni sull’uomo, la società, la
morale. Siccome la scienza sa come è fatto il mondo nel senso che ne
conosce le leggi “naturali”, e la fede no, allora alcuni ne tirano la
conseguenza che la fede debba essere rinchiusa nell’intimo, nell’ambito
della spiritualità, lasciando ad altri la gestione del mondano. Si
sostiene che i progressi delle scienze porteranno, ed anzi hanno già
portato, ad un miglioramento della morale, ad un’evoluzione positiva.
Che il miglioramento della conoscenza dell’uomo e dei suoi processi
psichici e passionali possa farci compiere passi avanti nell’azione e
nell’educazione lo concedo volentieri. Eppure la ben più
grande conoscenza scientifica e capacità tecnica del XX secolo non ha
potuto gran che contro la barbarie, la crudeltà, la volontà di potenza,
ed anzi purtroppo la tecnica si è spesso posta al servizio del terrore e
dell’oppressione.
Molto
dipende da come la persona umana comprende e descrive se stessa.
Possiamo descrivere noi stessi alla luce della scienza, ossia ricorrendo
ad atomi, particelle, neuroni e altro, e forse possiamo concludere che
l’essere umano è un ghirigoro tra tanti. Ma la luce della scienza non è
l’unica luce per conoscere l’essere umano. La scienza penetra di più o
di meno in una sola dimensione - quella fisica - e farla divenire
l’unica è un grave equivoco. Ed eccoci dinanzi al postulato che l’uomo
sia solo una scimmia più evoluta, e all’assunto che il darwinismo
conduca inevitabilmente all’abbandono della dottrina della dignità umana
e alla sua sostituzione con un genere differente di etica, in cui gli
esseri umani e gli altri animali non appartengano a categorie morali
differenti. Secondo J. Rachels la teoria darwiniana presa sul serio
rende irragionevole la tesi dell’uomo fatto a immagine di Dio, e
conduce a negare che l’essere umano sia
l’unico dotato di logos. Ciò può comportare un’immagine disfattistica
di noi stessi e degli altri, che rode come una talpa sempre in opera le
radici dell’autostima del genere umano. Là dove vince il paradigma
naturalisticodarwiniano, l’immagine dell’uomo nel mondo si modifica
radicalmente e la stessa idea di dignità svapora, e con essa la stima e
la considerazione che l’uomo ha per sé e per i suoi simili. Giunti a
questo livello di diagnosi, è bene ricordare l’impossibilità di educare
ed unificare una società solo sulla base della verità scientifica che,
scomponendo la persona in mille lati, rende precaria la sua educazione
quale fenomeno essenzialmente unitario. L’idea scientifica dell’uomo,
in quanto di origine empirica, può fornire informazioni preziose, ma non
può fornire né le basi né i fini dell’educazione, per i quali occorre
attingere ad un concetto filosofico e religioso dell’essere umano: il
primo ci informa sulla natura dell’uomo, il secondo sulla sua situazione
esistenziale e sul suo destino.
(3, fine. Le precedenti puntate sono state pubblicate l’8 e il 15 ottobre)
Idee
Una “cattiva fisica” come quella di Stephen Hawking e alcuni suoi
colleghi vorrebbe che il mondo si fosse creato da solo. A loro è bene
ricordare che la verità scientifica da sola non basta
COSMOLOGO
L’astrofisico britannico Stephen Hawking, noto soprattutto per i suoi studi sui “buchi neri”