Prove di libertà
FILOSOFIA
oltre le sbarre
«All’interno del contesto
carcerario la filosofia, aprendo liberi spazi di riflessione e
confronto, assume una valenza fortemente educativa e formativa, intesa
come educazione permanente al dialogo, alla cura e alla conoscenza di
sé attraverso la parola e lo scambio con l’altro» scrive in Filosofia dentro. Pratiche e consulenza filosofica in carcere
(Mursia, pagine 200, euro 14), Chiara Castiglioni. Qui l’esperienza di
consulenza filosofica e laboratoriale maturata, a partire dal 2014 sia
all’Istituto penale minorile Ferrante Aporti di Torino sia,
successivamente, al carcere per adulti Lorusso Cutugno (
Vallette-Torino), reagisce con il rigore e la competenza teoretica.
Come nasce la sua esperienza?
«Tutto prende le mosse dal tirocinio seguito al master universitario
in consulenza filosofica, prima con i minori al Ferrante Aporti poi alle Vallette».
Un centro di detenzione per adulti?
«Sì e per di più nella sezione di alta sicurezza. Un posto unico, lì ci
si imbatte nella nudità della vita. Qui la filosofia ritrova il senso
delle domande radicali. Si incontra quell’essenzialità che ci conduce
all’universale, sorgente originaria della filosofia e si ha modo di
scoprire potenzialità di rinascita senza pari».
Perché la filosofia ha bisogno di luoghi estremi?
«Perché provoca crisi. Quando parlo di luoghi estremi non alludo
esclusivamente al carcere. Esistono anche nel quotidiano. L’estremo è
dentro di noi e permette il contatto con l’universale. La filosofia,
sia come forma di narrazione sia nella versione autobiografica,
consente di ricostruire il senso presentandosi come un modo del
prendersi cura del nostro modo di stare al mondo. E i luoghi estremi facilitano questa impresa».(www.avvenire.org)