Shoah, Liliana Segre: "Saremo dimenticati
come migranti annegati"
"Stiamo morendo tutti, ormai siamo rimasti pochissimi, le dita di una
mano, e quando saremo morti proprio tutti, il mare si chiuderà
completamente sopra di noi nell'indifferenza e nella dimenticanza" dice
la neo senatrice a vita e sopravvissuta ad Auschwitz in una intervista a
Tv2000
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Liliana Segre, una vita per la memoria e la libertà
Liliana Segre senatrice a vita Sopravvisse ad Auschwitz
23 gennaio 2018
"Noi testimoni della Shoah stiamo morendo tutti, ormai siamo rimasti
pochissimi, le dita di una mano, e quando saremo morti proprio tutti, il
mare si chiuderà completamente sopra di noi nell'indifferenza e nella
dimenticanza. Come si sta adesso facendo con quei corpi che annegano per
cercare la libertà e nessuno più di tanto se ne occupa". Lo ha detto la
neo senatrice a vita e sopravvissuta ad Auschwitz, Liliana Segre, in
un'intervista a 'Bel tempo si spera' su Tv2000, in onda domani, 24
gennaio alle ore 8. La Segre, una delle ultime sopravvissute italiane al
campo di concentramento di Auschwitz è stata nominata, nei giorni
scorsi, senatrice a vita dal presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella. Intervistata da Lucia Ascione nella sua abitazione milanese,
riporta alla luce i momenti drammatici dell'Olocausto, dalle leggi
razziali del '38, la deportazione ad Auschwitz, la sopravvivenza nella
sezione femminile del campo, la liberazione, gli anni del silenzio e
quelli, invece, della testimonianza. Giovedì 25 gennaio Liliana Segre
sarà presente al Quirinale alla celebrazione del 'Giorno della Memoria'.
"Il mio silenzio - ha detto la Segre - è durato 45 anni. Sono dovuta
diventare nonna. È stata una completezza, una grande esperienza di vita e
mi ha dato la forza di aprirmi dopo questo silenzio pesantissimo. Ma
finalmente, e devo dire è stata una grande liberazione, ci sono stati
dei fatti che piano piano mi hanno portato a diventare una testimone
della Shoah". "La notte nel lager - ha ricordato la Segre - si sentivano
le grida di coloro che stavano andando al gas. Si sentiva il richiamo
delle mamme che stavano perdendo i bambini in tutte le lingue d'Europa e
dei mariti che avevano perso le mogli. E noi sapevamo dove stavano
andavano".
"Io ho voluto sempre vivere - ha proseguito la Segre - Io non sono in
vita perché ho voluto vivere, perché tutti volevano vivere. E cos'è la
spinta alla vita, lo vediamo negli ospedali. Quando uno sceglie il
suicidio si discute su questo libero arbitrio. Ma in realtà quanti sono
quelli che staccano la spina all'ospedale? Quelli che già sapendo che il
giorno dopo saranno operati che avranno una cosa dolorosissima da
affrontare, quanti sono quelli che staccano la spina ? La spina alla
vita è connaturata in noi, da quando usciamo dall' utero gridando, fino
all'ultimo minuto della vita uno è in vita. E io ai ragazzi a cui parlo
regolarmente dico sempre la vita è stupenda, di amarla e non perdere un
minuto di questa vita. Non c'è solo l'orrore di Auschwitz per fortuna,
infatti quella si chiamava morte. La vita può avere dei risvolti
stupendi e la spinta che c'è dentro ogni essere umano alla vita è
grandissima".
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