LETTERA
A Orvieto, dove una storia si fa musica
08/01/2016 - L'incontro, anni fa, durante la leva. Un rapporto che non si è mai interrotto. E l'inizio dell'anno trascorso insieme. Fino a un concerto per le monache clarisse della città umbra. Un'amicizia in cui «nessuno se ne vuole più andare via»
Alcuni degli amici orvietani da qualche tempo frequentano - per la messa quotidiana e attraverso alcuni rapporti personali - le suore clarisse del monastero Buon Gesù; ed anche alla mia famiglia, in uno dei passaggi di andata o ritorno dalle vacanze, capita di andare lì per una messa. Il contraccolpo è immediato e passa attraverso il canto. Il loro modo di cantare è davvero pregare due volte: la delicatezza delle voci, l’insieme dell’armonia, l’esecuzione curata non sono fini a se stesse, ma strumento per la trasparenza di una Presenza, dinanzi a cui stanno e a cui chiedono, implorano, rivolgono la preghiera, la loro e quella dei tanti che a loro affidano persone ed intenzioni.
E se il rischio è quello del sentimento che invece di mettere a fuoco, rischia di appannare lo sguardo, fermandosi solo alla commozione senza arrivare alla presenza del Signore, o dimenticandosene presto, a limitarlo ci pensa Paolo, uno degli amici di Orvieto, il più vicino alle suore - anche geograficamente, abita a venti passi dal monastero. L’idea è semplice: viviamo per qualche giorno la liturgia insieme alle suore e offriamo loro un concerto che nasca dalla sensibilità che don Giussani ci ha insegnato. Domandando con tenacia, si ottiene; qualche scambio di e-mail, un viaggio per le festività, ospitalità per la mia e per altre due famiglie nelle case di alcuni amici di Orvieto e il progetto diventa realtà. Grazie alla voce di Valentina e al mio accompagnamento di chitarra, il primo dell’anno, nella festa della Madre di Dio, ha luogo un omaggio di canti dedicati proprio alla Vergine, per le suore e per la gente del luogo, che riempie la chiesa del monastero. La commozione di tutti è alle stelle ed il miracolo più grande è una familiarità fra persone conosciutesi poche ore prima, possibile solo perché si appartiene allo stesso popolo.
La maggior parte delle Clarisse di Orvieto proviene dalla Campania, e alla fine ci è stato possibile vederle ed ascoltarle cantare Quanno nascette Ninno, composto da sant’Alfonso Maria de’ Liguori, canto da cui poi derivò - come testo e melodia - la sua versione in lingua italiana Tu scendi dalle stelle. Se serviva un’ulteriore conferma che è la bellezza che salverà il mondo, eccola davanti agli occhi. Il saluto è lunghissimo, nessuno vuole andare via pur sapendo che ci rivedremo il giorno successivo per la messa. E il mattino, fra le intenzioni della preghiera dei fedeli, ce n’è una per i nuovi amici incontrati ed una per Ugo, che due giorni prima era andato in cielo e di cui, proprio mentre celebravamo quella messa, si stava celebrando il funerale.
Walter, Bresso (Milano)