STORIA/ Come l’idolatria dello Stato tedesco portò alla
rottura tra Pio XI e Hitler
L'enciclica di PioXI "Mit brennender Sorge" sancì
la rottura definitiva tra Chiesa Cattolica e regime nazista. Lo Stato si era
fatto idolo persecutore
Silvana Rapposelli Pubblicato 29 Marzo 2025
La vicenda di Franz Jägerstätter, “il mite eroe contadino
che disse no a Hitler” – la definizione è di Claudio Magris – condannato a
morte nel 1943, su cui queste pagine sono tornate più volte, diviene ancor più
comprensibile alla luce dei rapporti tra il Terzo Reich e la Chiesa cattolica.
Le idee cui Hitler si ispirerà una volta al potere sono
delineate già nel Mein Kampf, che egli scrive durante la prigionia seguita al
fallimento del putsch di Monaco del 1923. Come ben documenta Francesco Agnoli
nel suo libro Novecento: il secolo senza croce (Sugarco, 2011), notevole è
stata l’influenza esercitata sul futuro dittatore dal nazionalismo
pangermanista, diffuso nel mondo tedesco ma anche in quello austriaco. La
teoria della superiorità della razza ariana con le sue nefaste conseguenze
(antisemitismo, eutanasia, ecc.) rappresenta – come è ben noto – il concetto
base di quella miscela esplosiva che è l’ideologia hitleriana.
Vi è poi una forte avversione alla religione cattolica,
accusata di intolleranza, di opposizione alla scienza e alla ragione, in quanto
si nutrirebbe di superstizioni, e quindi destinata a morire presto di morte
naturale, un destino che comunque vale la pena accelerare.
Nella nuova Germania unificata, centralizzata (fin dai primi
mesi ogni autonomia territoriale viene eliminata) e arianizzata, in breve si
assiste alla nazificazione della cultura, al rigido controllo della stampa,
della radio e del cinema, inediti strumenti di propaganda per l’edificazione di
uno Stato totalitario. Particolare cura il Reich dedica a modellare le nuove
generazioni secondo i suoi dettami, attraverso un’educazione controllata fin
nei minimi particolari.
Le scuole, dalle elementari fino all’università, vengono
rapidamente nazificate: i libri di testo riscritti, i programmi di studio
cambiati. La storia subisce una falsificazione ridicola, così come le scienze
naturali che diventano “scienze razziali”. Il fatto è che per Hitler hanno
importanza non tanto le scuole, da lui stesso poco frequentate, quanto le
organizzazioni della Gioventù hitleriana.
I cristiani della più numerosa confessione cristiana
presente in Germania, quella protestante, che raccoglieva i due terzi della
popolazione, presto avrebbero sperimentato di persona il pugno di ferro di
Hitler, sebbene la maggior parte dei pastori protestanti appoggiassero i
nazionalisti e perfino i nazisti. Alla fine del 1935 vengono tratti in arresto
settecento pastori della Chiesa confessionale, altri 807 pastori e personalità
della stessa Chiesa nel 1937 e diverse centinaia nei due anni successivi. Nel
1938 il vescovo di Hannover, August Marahrens, ordina a tutti i pastori della
sua diocesi di prestare giuramento di fedeltà al Fuhrer, cosa che sarà fatta
dalla maggior parte di loro.
Per quanto riguarda i cattolici, il Concordato firmato con
la Santa Sede nel luglio 1933, ossia nei primi mesi di avvio della macchina
nazista, non era stato che una mossa politica per avere il favore della Chiesa.
In realtà, eliminato il partito dei cattolici, il Centro, soppressi i conventi
e imprigionati sacerdoti, suore e laici con le accuse più diverse o anche
senza, ben presto si apre per la Chiesa cattolica un periodo di gravi
difficoltà, di vera e propria persecuzione. Continuamente sorvegliati sono la
predicazione e l’insegnamento religioso, come pure i pochi giornali cattolici
non soppressi, costretti a pubblicare articoli tendenziosi.
Nonostante la rassicurazione contenuta nel Concordato circa
la continuazione indisturbata dell’associazione della gioventù cattolica, pochi
giorni dopo la sua ratifica si compiono i primi atti per sciogliere la Lega dei
giovani cattolici. Nel 1936 poi Hitler dichiara fuori legge tutte le
organizzazioni giovanili non naziste.
Dai sei ai diciotto anni, età della coscrizione al lavoro
obbligatorio o nell’esercito, i giovani sono organizzati nella Gioventù
hitleriana. In essa viene data una formazione sistematica basata sullo sport,
sulla vita all’aria aperta, nello spirito dell’ideologia nazista e per i maschi
come preparazione all’arte militare. A dieci anni, superato uno speciale esame
di atletica, campeggio e storia, i bambini devono prestare un giuramento “al
salvatore del nostro Paese, Adolf Hitler” che si concludeva con la formula
“Sono disposto e pronto a dare la mia vita per lui” (citato in William Shirer,
Hitler e il Terzo Reich, Vol. I, pag. 396).
L’addestramento delle ragazze è molto simile. A 18 anni
molte vanno a lavorare per un anno nelle aziende agricole e le ragazze di
campagna si spostano in città, sempre con l’obiettivo di facilitare il loro
coinvolgimento e il loro contributo alla vita del Paese. Vivendo in
promiscuità, senza controlli, si verificano molti casi di gravidanze non
previste, cosa che allarma i genitori ma che non costituisce un problema per i
più convinti nazisti, in quanto il compito primario delle donne è dare figli al
Reich.
Pio XI (Achille Ratti, nato a Desio nel 1857 e papa dal 1922
al 1939) negli ultimi anni della sua vita manifesta un acuto e crescente
rifiuto dei totalitarismi. Si radicalizza la sua condanna per gli aspetti
anticristiani e disumani del nazismo e del fascismo: le discriminazioni su base
razziale, l’esasperazione dei nazionalismi, la persecuzione degli ebrei,
diventano per l’anziano e malato pontefice assolutamente inaccettabili.
Si arriva così alla stesura e alla pubblicazione
dell’enciclica Mit brennender Sorge (Con bruciante preoccupazione) il 14 marzo
1937, pubblicata in tedesco per abbreviare i tempi della sua diffusione in
terra germanica. L’enciclica sancisce la rottura tra il Papa e Hitler. Il
nocciolo della lettera è volto a contrastare il carattere “religioso”,
idolatrico del nazismo.
La reazione tedesca sarà durissima, Hitler è furioso. Si
verificano diversi episodi di ritorsioni non solo nei confronti di singoli: le
tipografie che hanno stampato il documento vengono chiuse, sono perquisiti gli
archivi diocesani per scovare episodi di immoralità di cui accusare religiosi e
preti.
L’enciclica si articola in undici punti in cui si documenta
l’ansia e l’afflizione del pontefice perché “molti abbandonano il cammino della
verità”. Innanzitutto egli lamenta il fatto che il Concordato, voluto a suo
tempo dal governo del Reich, non abbia impedito che l’avversione profonda
contro Cristo e la Chiesa si esprimesse in lotta aperta contro le scuole
confessionali e l’educazione cattolica.
Sempre riferendosi alle Sacre Scritture (le cui citazioni
sono ben 37), il Papa raccomanda ai vescovi di vigilare che la fede in Dio
rimanga pura e integra, contro quella indeterminatezza panteistica che
identifica Dio con l’universo secondo la concezione precristiana dell’antico
germanesimo. Si tratta in realtà di neopaganesimo, fatto di perniciosi errori e
numerose bestemmie. Non è lecito porre accanto a Cristo, o – peggio ancora –
sopra di Lui o contro di Lui un semplice mortale, fosse egli anche il più grande
di tutti i tempi. In modo altrettanto stringente è necessaria la fede nella
Chiesa, colonna e fondamento della verità. Parlare di una “chiesa tedesca
nazionale” è rinnegare l’unica Chiesa.
Non basta però essere annoverati nella Chiesa, bisogna
esserne membri vivi, dice il testo, e costituire così “esempio e guida al mondo
profondamente infermo, che cerca sostegno e direzione”. Al credente non resta
che la via dell’eroismo, anche a costo di gravi sacrifici. Coloro che pensano
si possa impunemente separare la morale dalla religione spalancano le porte
alle forze dissolvitrici, compiendo in realtà contro l’avvenire del popolo un
attentato i cui tristi frutti peseranno sulle generazioni future.
Ulteriore caratteristica nefasta del tempo presente è il
voler distaccare le fondamenta del diritto dalla vera fede in Dio. Al
contrario, è imprescindibile il riconoscimento del diritto naturale che lo
stesso Creatore ha impresso nel cuore umano: alla luce di questo devono essere
valutate le leggi positive. Tra i diritti dati all’uomo da Dio per lo sviluppo
del bene comune vi è il diritto essenziale dei genitori all’educazione dei
figli. Leggi emanate nel recente passato che non ne tengono conto sono in contraddizione
col diritto naturale, quindi immorali e non valide per la Chiesa.
La lettera si rivolge poi a quei giovani, che in un contesto
inondato di contenuti avversi al cristianesimo e alla Chiesa, hanno sopportato
vituperio, disprezzo e accuse a causa della loro fede. Ai giovani ricorda che
la vera libertà è la libertà dei figli di Dio e che c’è un eroismo anche nella
lotta morale; raccomanda di non dimenticare le grandi gesta e i molti santi che
la Chiesa ha sempre prodotto. In concreto, per esempio, non è da trascurare il
comandamento di santificare la domenica che lo Stato vuole dedicata a infiniti
esercizi ginnici e sportivi.
Ai sacerdoti e ai religiosi viene inviato un particolare
riconoscimento, specie a quelli che hanno sofferto il carcere e i campi di
concentramento. Tutti loro sono esortati a “mostrare i retti sentieri” con la
dottrina e con l’esempio, con la dedizione e con la pazienza. Il loro compito è
servire la verità e confutare l’errore in tutte le sue forme.
(…)
https://www.ilsussidiario.net/news/storia-come-lidolatria-dello-stato-tedesco-porto-alla-rottura-tra-pio-xi-e-hitler/2817650/#:~:text=CHIESA-,STORIA/%20Come%20l%E2%80%99idolatria%20dello%20Stato%20tedesco%20port%C3%B2%20alla%20rottura%20tra%20Pio,il%20clero%20tedeschi%20che%20vi%20trovano%20autorevolmente%20indicate%20strada%20e%20direzione.,-%E2%80%94%20%E2%80%94%20%E2%80%94%20