SIRIA-LIBANO
Libere le suore di Maaloula, scambiate con 150 prigionieri ribelli
di Paul Dakiki
Il
rilascio è avvenuto verso la mezzanotte, dopo ore di attesa dalla
notizia. I capi della sicurezza Abbas Ibrahim, libanese, e Ghanim
al-Kubaisi, del Qatar, fondamentali mediatori. Le suore hanno vissuto
per due mesi al secondo e al terzo piano di una casa, controllata dai
ribelli di Al Nusra. Grande pubblicità data al rilascio chiamando a
raccolta i media.
Beirut
(AsiaNews) - Il gruppo di suore ortodosse rapite nel dicembre scorso a Maaloula
sono state rilasciate ieri sera verso mezzanotte. In cambio, il regime siriano
avrebbe liberato 153 prigionieri fra i ribelli.
Le
13 suore e tre loro assistenti sono state ricevute da un convoglio di auto che Arsal,
in Libano, nel distretto della Bekaa era giunto a Rahoua in Siria.
La
notizia della loro prossima liberazione si era diffusa già ieri mattina. Per
tutta la giornata si è atteso il momento finché nel pomeriggio un convoglio
della sicurezza libanese, guidato dal capo della sicurezza, Gen. Abbas Ibrahim,
non è entrato nel territorio siriano attendendo per ore di poter prendere le
suore. Secondo testimonianze riportate dai media libanesi, i rapitori avevano
avuto dei ripensamenti, ma alla fine le suore sono state portate in salvo. Si
ipotizza - ma non è sicuro - che esse siano state portate a Damasco.
Le
loro prime dichiarazioni sono state di essere "arrivate tardi" e "stanche", ma
di essere state "trattate bene" dai rapitori.
Nei
giorni scorsi era emerso con chiarezza che le religiose erano state rapite dal
Fronte di Al Nusra, un gruppo di ribelli legati ad Al Qaeda, in lotta con
governo siriano ma anche con gli altri gruppi di ribelli per la supremazia
dell'opposizione. Al Nusra è stato bollato come "terrorista" anche dall'Arabia
saudita, principale sponsor dei ribelli siriani.
I
mediatori per la liberazione delle suore sono stati molti. Fra i principali vi
è il gen. Ibrahim e il gen. Ghanim al-Kubaisi, capo della sicurezza del Qatar,
altro sponsor dei ribelli, entrambi presenti al rilascio. I due avevano già lavorato
con efficacia anche per la liberazione di un gruppo di pellegrini sciiti
iraniani lo scorso ottobre.
Rapite
il 3 dicembre scorso a Maaloula, a nord di Damasco, le suore erano state
condotto a Yabroud, a circa 20 km più a nord, attualmente sotto il tiro
dell'esercito regolare siriano. Secondo il vescovo Louka Khouri, patriarca
aggiunto dei greco-ortodossi di Siria, proprio la pressione dell'esercito siriano
su Yabroud ha facilitato il rilascio delle religiose.
George
Hasouani, un altro intermediario che aveva negoziato invano con Al Nusra, ha
dichiarato che le suore sono rimaste per due mesi in una casa di sua proprietà
a Yabroud, vivendo insieme al secondo e al terzo piano, mentre il primo era
occupato dai ribelli. In tal modo hanno potuto ricevere cibo, vestiti, coperte
e medicinali, dato che alcune di loro sono malate di ipertensione e diabete.
Molti
libanesi sono rimasti stupiti che la liberazione delle suore sia stata
preparata con grande pubblicità, chiamando a raccolta al confine fra Siria e
Libano un numero considerevole di giornalisti e televisioni.
Fra
i rapiti che attendono di essere liberati vi sono tuttora i due vescovi di
Aleppo, Boulos Yazigi, greco-ortodosso, e Youhanna Ibrahim, siro-ortodosso e
alcuni sacerdoti, fra cui p. Paolo Dall'Oglio.