sabato 30 agosto 2014

C'è vita e pensiero in quel di Rimini


Caricamento in corso...

Altro che integralismo ciellino, c'è vita e pensiero in quel di Rimini

Quattro giorni a Rimini al Meeting di Comunione e Liberazione. Lo faccio da anni, mi stanno simpatici, imparo sempre qualcosa. In più mi cruccio da sempre che i più influenti media italiani ossessionati - un po' comprensibilmente e un po' anche no - dalle presenze-valenze politiche italiote a questa autentica festa popolare di massa, non si accorgano della peculiare originalità culturale e geopolitica che vi ho sempre reperito.
Ho detto festa popolare: mica ha l'esclusiva del lavoro militante e gratuito il meeting. Tanti incontri di questi anni con gli inventori del genere, i generosi ragazzi/pensionati delle Feste dell'Unità, me ne hanno dato prova. Qui a Rimini però (genius loci romagnolo, forse) c'è un di più di vivacità e attenzione ai diversi target, come si dice oggi, che mette buonumore. I bambini hanno spazi bellissimi dolcemente sponsorizzati, gli adolescenti hanno libertà di canto & casino a qualsiasi ora, la famiglia con passeggino/i ha piena cittadinanza, le carrozzine invalidi ed handicappati una cura tutta speciale, gli anziani con bastone si aggirano circondati da rispetto e attenzione. Se poi ti capita di far da ospite, la macchina della cortesia, specie con gli "infedeli" e i distanti, è particolarmente avvolgente. Volontari e volontarie che sembrano cresciute alla scuola della business Emirates o Singapore scopri invece che non sono nemmeno riminesi ma di tutta Italia, e che trattasi di studenti/studentesse in pausa esami, cordiali e disponibili a raccontare tutto di sé oppure silenziosi e discreti come ombre. Puoi pure sospettare oscuri interessi di cui sono inconsapevoli ostaggi, ma intanto hanno l'aria contagiosa (e particolarmente dissonante nel "divertimentificio" romagnolo) della gratuità che riempie la vita.


Fin qui, se volete, siamo alla confezione luccicante: astuta mimesi di una delle più potenti lobby del nostro Paese, dicono vecchi e nuovi nemici. Oppure, ed è il nuovo mood della sempreverde cultura del sospetto all'italiana, i ciellini oggi hanno oggi troppi amici e ammiratori e questo non va.
Sarà, ma anche stavolta qui a Rimini, da osservatore generalista e persino un po' casuale che fiuta l'aria camminando su e giù per gli affollatissimi capannoni di questo microcosmo artificiale (in cui passi dal prelato ortodosso allo scienziato, dall'acrobata africano al concertista armeno fra ali di folla sempre attentissima e disponile alle scoperte), faccio la mia personale, sindacabilissima antologia.
Il Padre Pizzaballa, per cominciare, il "custode" francescano di Terra Santa, come da secoli la storia definisce l'unica riconosciuta presenza ufficiale cattolica nei luoghi santi. Ora il serafico padre, nel pieno del presente, disperante, ennesimo casino mediorientale, ha spazzato via qui a Rimini ogni rimasuglio di lamentosa tentazione di egemonia occidentale e cristiana con queste parole: "Si sentono spesso dichiarazioni e analisi disperate della situazione. Pare essere vicini alla fine di tutto... Non è raro sentire tra la nostra gente, e forse anche dai nostri religiosi, parole di sconforto e rassegnazione. Si parla poi anche di scontro di civiltà e non poi così indirettamente di una sorta di chiamata alle armi per difenderci! Tutto questo non ha nulla a che fare con la fede cristiana. Dimentichiamo così un fatto fondamentale: il cristianesimo nasce dalla croce e non può prescindere da essa. Gesù diventa re del mondo sulla croce, non dopo il successo della moltiplicazione dei pani. Il cristianesimo, insomma, nasce da un fallimento umano, da una disfatta... Le diverse strategie occidentali e internazionali non so se possono aiutare. Forse. Le prospettive politiche devono essere ricercate urgentemente. Ma non saranno loro a salvare il cristianesimo in Medio Oriente... La nostra presenza sarà salvata dai piccoli, da coloro che con coraggio si mettono in gioco e sfidano la morte amando il loro fratello gratuitamente, anche lasciandosi trafiggere".
Ora: la puoi leggere come una predica strategica del buon fraticello gallonato che certo i vaticanisti e la valente e lì presente direttora di Rainews 24 ed ex inviata Monica Maggioni hanno decodificato con la dovuta considerazione; ma io che stavo lì seduto fra le migliaia di pensosi ragazzi e/o maturi ascoltatori l'ho vissuta come un' "altra" via, drammaticamente reale e di prima mano, alla geopolitica: più francescana e svelante nel senso di Giotto (vedi Francesco che va dal sultano nella basilica superiore di Assisi) che qualsiasi attrezzatissimo dossier di Internazionale.
Altro esempio: la mostra/paradosso "Mondo Piccolo Roba Minima. Le periferie esistenziali in Giovannino Guareschi ed Enzo Jannacci". Metto le mani avanti: ci ho messo il contributo di qualche dritta dalla mia vecchia esperienza di critico musicale. Ma l'accostamento inusitato è tutta farina del sacco Meeting e di uno dei suoi capintesta, quel prof. Giorgio Vittadini che, interrogato dai media, difende con ostinazione l'irriducibilità dell'evento riminese alle categorie ristrette della cronaca da Transatlantico romano (sono 43 i Paesi in cui CL è presente, e il cronista italiota, se davvero vuole insistere con la lettura "all politics" del programma riminese, dovrebbe almeno attrezzare a 360 gradi il suo binocolo). Guareschi-Jannacci, dicevo: il narratore sanguigno della bassa sull'argine del grande fiume di Don Camillo e Peppone, accanto al surreale saltimbanco milanese innamorato di Vincenzina e dei barboni cui nessuno voleva più guardare, nella trionfante Milano del boom e poi da bere. Per il Meeting questi due destra-sinistra, inaccostabili secondo logica corrente, sono due sguardi puri e liberi sulle periferie esistenziali in cui vive la maggior parte del nostro popolo, ignorate dai vari inserti Tempo libero ma di certo predilette da Papa Francesco.
Però, se posso, il Meeting rende più originale la sfida lanciata dal Papa, di cui qui sono seguaci sulla scia di don Giussani "senza se e senza ma". L'ho verificato in uno degli incontri più controversi e per i media marginali di questa settimana, dedicato ai "Nuovi diritti". A confronto, con la mediazione del costituzionalista fiorentino prof. Simoncini, l'americano Carter Snead dell'Università Notre Dame, Indiana, e l'italiano Epidendio, assistente giuridico della Corte Costituzionale. Tema delicato, rognoso, su cui cattolici italiani irriducibili e atei devoti da anni si mostrano livorosi e facilmente scandalizzabili, sostanzialmente in empasse di fronte a una società che cambia opinioni e convinzioni alla velocità della luce. Ecco, a Rimini non va come te l'aspetti, ma scopri in Epidendio, per esempio, il sottile e lucidissimo propositore non di trincee di fronte all'offensiva "secolare", ma di domande pertinenti e laiche, in nome di una comunità nazionale che intende darsi regole sensate e riconosciute il più largamente possibile.
Insomma l'offensiva, la reazione, l'integralismo che tanti, fra i nemici e forse ancor più fra gli amici, si augurerebbero dai ciellini di fronte alla società italiana e mondiale che si scristianizza sempre di più, stanno lasciando il posto, a mio personalissimo parere, a uno spirito pacatamente laico e realista, netto sui principi e sulle appartenenze quanto ansioso di apertura e di incontro con chi ne ha tutt'altre.
Senti, qui a Rimini, più che la frenesia da arrivo del politico o del ministro di turno, che pure dialoga, dichiara e fa il suo giro fra gli stand, l'emozione del racconto per chi è oltre la frontiera, fosse un boss della più blasonata università non-profit del mondo, la Johns Hopkins di Baltimora, o il rettore della San Dámaso di Madrid in dialogo sulla giustizia col presidente Violante; un teologo ortodosso (non cattolico) a centrare la riflessione teologica sul tema del Meeting sulla scia del messaggio papale o una mostra sul qui prevedibilmente amato Charles Peguy, ma liberato della zavorra nazionalistica che ne offusca in Francia l'autenticità; magari affiancata ad un'altra assai meno prevedibile su Tolstoj, da sempre nelle letture cielline oscurato dalla passione per Dostoevskij. Sono solo alcuni degli assaggi miei personali dalla quotidiana messe di proposte del Meeting.
Insomma, anche se ci sarà sempre qualcuno a dire e scrivere "Né Renzi né Papa Francesco: l'integralismo ciellino quest'anno non si porta più" date retta: c'è vita e pensiero in quel di Rimini, e soprattutto c'è sempre molto di più del previsto. E in un contesto come il nostro dove ogni parola e ogni faccia sembrano tutte già dette e già viste, è una bella boccata di ossigeno.

Ansa