sabato 9 agosto 2014

Il mistero della felicità

L’invenzione migliore

· A colloquio con il regista argentino Daniel Burman ·

Mentre tutte le ricette per raggiungere la felicità puntano oggi su un oggetto di consumo, un luogo di relax o tecniche capaci di allontanare l’impatto con la realtà, il cineasta argentino Daniel Burman vede la felicità come un territorio in cui ci si addentra e che si percorre: un cammino. Così ha fatto nel suo ultimo film – El misterio de la felicidad – e così lo descrive in modi diversi negli otto film che ha prodotto e diretto.
Daniel Burmandietro alla cinepresa
Lo sceneggiatore, regista e produttore Burman, oggi quarantenne, fa cinema da vent’anni e ha ricevuto quasi un premio all’anno per il suo lavoro. In totale ha ottenuto 22 riconoscimenti; quello che lo ha più sorpreso — essendo ebreo — è stato forse il Robert Bresson, nel 2008, il premio riservato dal Vaticano ai registi che rendono una testimonianza significativa sulla ricerca del significato della vita.
In questi giorni è in Italia per incontrare futuri soci nella produzione del suo prossimo film e ha parlato con «L’Osservatore Romano». "Mi sento una persona benedetta - ha detto Burman - perché la mia passione e il mio lavoro, l’attività con cui mantengo la mia famiglia, coincidono con un atto di puro piacere e di amore com’è raccontare una storia. Mi sveglio ogni giorno stupito, ancora non riesco a credere che questo è il mio lavoro. Della mia infanzia ricordo una strana sensazione allo stomaco quando uscivo da scuola correndo per andare a casa, aprire la porta e trovare mia madre, perché volevo raccontarle qualcosa, non importava cosa, qualcosa che era successo durante la ricreazione o un voto che avevo preso. Provo
ancora questo bisogno urgente di raccontare qualcosa a qualcuno. Desidero ancora che, quando apro la porta, ci sia qualcuno che voglia ascoltarmi". Ad affascinare Burman è soprattutto il tema della paternità - un punto critico della società attuale "dove le emozioni sembrano essere separate dalle responsabilità" - e quello che chiama "il mistero del bene" La gratuità vera. Il cattivo non ha molti misteri; a tutti può accadere di compiere un gesto cattivo o di provare sentimenti negativi. Non sorprende. Ma non si capisce perché qualcuno sceglie un altro cammino, perché alcuni vivono in questo misterioso stato di bontà". Papa Bergoglio, continua Burman ha fatto nascere l’idea che un altro uomo, un altro mondo è possibile; "è qualcosa che ti permette di avere una speranza che va al di là della Chiesa e dei cristiani; ti permette di pensare che l’uomo può esercitare il potere da un altro luogo e per un altro luogo".
 Silvina Premat