venerdì 1 settembre 2017

Come nasce la cultura

La questione

Come nasce la cultura…

L’esperienza di Mirko Iezzi e altri studenti di Chieti raccontata all’Assemblea di AIC del 22 agosto 2017 Il vecchio bonefrano Nicola Tarallo - Tony Vaccaro - Bonefro 1946Buonasera a tutti, sono Mirko e sono un amico di Peppe Fidelibus e di Letizia e sono qui a parlare anche a nome dei miei amici Antonella, Fabiana, Alice e Valentina, perché senza la loro amicizia sicuramente non sarei qui oggi al Meeting. Insieme a loro ho vissuto gli anni universitari e realizzato progetti culturali, crescendo in un’amicizia che dura tutt’oggi nonostante le distanze. Fin dall’università, o almeno da quando abbiamo incontrato il movimento, abbiamo sempre avuto il desiderio di approfondire i temi oggetto del nostro studio e spesso abbiamo portato in università le mostre del Meeting di Rimini. Oggi infatti alcuni di noi sono qui a guidare due mostre: Fabiana e Antonella quella su Pinocchio e Io, Alice e Valentina quella sulla Russia, la cui passione per noi è nata dall’incontro con la mostra su Solženicyn. Ogni volta che ci impegniamo nella realizzazione di un progetto siamo sempre liberi dall’esito e di fronte alle difficoltà non ci arrendiamo facilmente. Era il nostro ultimo anno di università quando Fabiana ci mostrò la foto del Vecchio bonefrano, scattata dal fotografo Tony Vaccaro, originario del suo paese (Bonefro, in provincia di Campobasso), vissuto in America e che ha partecipato alla Sbarco in Normandia.

Quella foto ci colpì, e continua a farlo tuttora, per la sua bellezza e ci provocò a tal punto che iniziammo ad interessarci alle foto e alla vita di quell’uomo, che volevamo incontrare e conoscere, essendo lui ancora vivente (oggi infatti Tony ha 94 anni e vive a New York). Inizialmente non avevamo alcuna pretesa e l’idea di voler realizzare una mostra nacque mentre guardavamo le foto.


Per poterla realizzare però avevamo bisogno di un metodo.
Costituimmo così un gruppo di amici universitari che sistematicamente (ogni due settimane) si incontrò per due anni, lavorando sulle foto di Tony e sul Senso di Dio e l’uomo moderno di don Giussani. Insomma eravamo un piccolo centro culturale senza saperlo, tanto che oggi siamo tutti impegnati con i centri del posto in cui viviamo, anche se magari siamo solo di passaggio perché in cerca di lavoro. Eravamo desiderosi di conoscere Tony Vaccaro e di scoprire che cosa avesse da dire alla nostra vita. Cercammo così il confronto con chi, essendo più grande di noi, poteva aiutarci soprattutto nel giudizio.

Parlammo con Peppe, che subito ci provocò invitandoci a scoprire, attraverso il lavoro sulla mostra, il nesso tra la fede e la cultura, tenendo fermo il giudizio di Giovanni Paolo II, per cui una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta. Man mano che il lavoro proseguiva scoprivamo sempre più cose su Tony e su di noi, a tal punto da volerle sempre più comunicare a tutti. Dato che eravamo studenti universitari volevamo realizzare la mostra nel luogo in cui vivevamo, così partecipammo ad un bando dell’ateneo, ma il progetto non fu approvato. Inizialmente restammo delusi, ma poi ci rendemmo conto che fu una grazia, perché dovevamo ancora crescere noi in quel progetto e andare ancora più a fondo della nostra natura di fronte ai problemi e alle difficoltà che si presentavano.

Continuammo a lavorare al progetto per un altro anno ancora, migliorandolo notevolmente, imparando dalle piccole sconfitte, dalle difficoltà burocratiche e dagli scontri con gli amici su alcune questioni. Tuttavia il desiderio di realizzare la mostra era sempre vivo in noi e ci spingeva ad andare avanti anche di fronte alle difficoltà, soprattutto perché la realtà ci mandava tanti piccoli segni, a partire dalle persone che sentendoci raccontare di Tony riconoscevano la Bellezza che avevamo incontrato. A quel punto, date anche le difficoltà con la burocrazia universitaria, presentammo il progetto direttamente al Rettore, che colpito dal nostro lavoro, decise di voler conferire a Tony il Premio Minerva, il più alto riconoscimento del nostro Ateneo, conferito anche al cardinale Ratzinger 1988. Contemporaneamente allestimmo in università la mostra, formammo le guide e la tenemmo per un mese e Tony Vaccaro stesso la vide, commuovendosi. La mostra generò Bellezza che non ci aspettavamo, tanto che quando Paola Bergamini di Tracce venne in visita a Chieti, dopo averla vista disse che era da Meeting. E ancora una volta la realtà ci ha sorpreso, perché a gennaio scorso è stata allestita un’esposizione fotografica su Tony Vaccaro al New York Encounter, a cui avevamo fatto conoscere la figura di Tony. Al di là della realizzazione della mostra e dei no che abbiamo ricevuto, per noi è stata e sarà sempre un’esperienza che ha segnato la nostra vita, facendoci diventare più uomini. Questo lavoro ci ha insegnato un metodo di lavoro e di studio (tanto che lo studio non era un’obiezione), ma la cosa più importante è che ha permesso la crescita della nostra amicizia e la nascita di nuovi rapporti. Eravamo cresciuti così tanto da diventare un punto di riferimento per la comunità, tanto che molti gruppetti di fraternità abruzzesi ci chiamavano a fare delle testimonianze per raccontare la nostra esperienza e presentare Tony durante i loro incontri.

L’amicizia tra di noi era talmente cresciuta grazie a questo lavoro, che avevamo acquisito una tale coscienza di noi stessi e delle cose, tanto da decidere di andare a Czestochowa e successivamente di iscriverci alla fraternità. L’amore a Cristo e a questa storia ci ha fatto talmente crescere che ci siamo resi conto di non poterne più fare a meno. Questa Bellezza siamo riusciti a trasmetterla anche a Tony, che dopo aver visto il video conclusivo della mostra (video realizzato da noi, collegando le sue foto alle parole della canzone Terra degli uomini di Jovanotti), disse: «Quando è successo tutto questo, non penso che voi lo avete visto perché ho gli occhiali davanti agli occhi, mi sono venute delle lacrime e le ho ancora… E sono al punto di cominciare a piangere, non di tristezza, ma di gioia, per essere stato compreso, apprezzato. Mi fa pensare che nella mia vita non ho fallito: volevo fare qualche cosa per l’umanità, per l’uomo e penso di esserci riuscito. Se voi avete un’idea seguitela… Tutto può succedere di buono. Se avete dei sogni seguiteli, come ho fatto io, e magari un giorno, come me, vi ritroverete di fronte a persone brillanti». Seguendo i nostri desideri e il nostro interesse per la realtà, oggi siamo arrivati qui al Meeting di Rimini a comunicare ancora una volta la Bellezza che abbiamo incontrato.
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