Dialogo.
Il cristiano è ancora sale della terra: la lezione del grande teologo e del fondatore di CL riletta da Carrón
Balthasar-Giussani (www.avvenire.it)
LIEVITO
cristiano, speranza di futuro
Von Balthasar propone una
«Chiesa povera e serva » – sembra di leggere papa Francesco! – «che è
la sola a poter garantire il contatto con il mondo, non per ricerca
di successo ma per missione». Le parole di von Balthasar sono di
un’audacia sorprendente: «Questa Chiesa ha smantellato quei bastioni
che la difendono dal mondo, non si ritiene “solida rocca”, ma piuttosto
costruzione d’appoggio per una meta che la sovrasta». Infatti, «Dio
attraverso la sua mediazione deve agire nel mondo: […] ha bisogno per
avere nuovo lievito da immettere nella pasta, nuovo seme che deve
cadere e morire nel terreno per far spuntare qualcosa d’altro. Il che
comporta un concetto dinamico di tradizione, ben diverso da quello
statico di semplice consegna di ciò che c’è. In quel processo infatti
si ripete la “traditio” originaria di ogni presente, cioè il darsi del
Figlio attraverso il Padre per la salvezza del mondo». E qual è tale
meta? «Forse è proprio la gioia cristiana in
tutte le sue forme ciò di cui gli uomini attorno a me hanno più
acutamente bisogno che io dia loro». Una gioia che l’uomo non si può
dare con le proprie mani, ma che può solo sorprendere in sé come un
dono imprevisto ma reale: «In quanto la fede è più
che una sintesi producibile dalla ragione, come “sapere”, essa è atto
vitale di tutto l’uomo, non solo l’attivazione di una delle sue
funzioni, l’intelligenza, per cui è radicalmente impossibile e
contraddittorio che essa dimostri il suo contenuto».
Don Giussani invece sottolinea che «tutta la nostra salvezza è
nell’accettazione integrale del Fatto di Dio nella nostra vita. Qui sta
ogni nostra giustizia. E la giustizia, biblicamente, è la situazione
dell’uomo liberato dal male, tolto dalla grettezza della sua misura e
riconsegnato alla libertà della misura di Dio». Perciò la vita
cristiana è «cammino dell’uomo verso l’attuazione di una autentica
moralità umana, perché poggiata sul riconoscimento di Gesù Cristo». C’è
in queste parole una esaltazione unica del tempo e della storia – altro
che svalutazione della tradizione! – : «Il Fatto cristiano, che domina
su tutto, opera questo suo dominio
realizzandosi attraverso i singoli momenti del tempo». In questo
senso, «un’urgenza capitale della vita del cristiano è che il Fatto di
Cristo diventi storia personale e adulta».
La storicità è una categoria centrale del cristianesimo, dal
momento che Dio si è incarnato. Questo significa che «il destino e l’intenzione profonda della comunità
cristiana è il mondo, “per gli uomini”: una dedizione profonda e
appassionata agli uomini e al loro destino, una tensione a rendere
presente dentro la trama della convivenza solita, in cui
gli uomini soffrono, sperano, tentano, negano, attendono il senso
ultimo delle cose, il Fatto di Gesù Cristo unica salvezza degli uomini.
Il “per gli uomini” è il motivo storicamente esauriente la vita della
comunità cristiana». Joseph Ratzinger, teologo molto stimato da
Balthasar e grande amico di don Giussani, ha scritto in proposito: il
suo “essere per” è la «espressione della figura fondamentale
dell’esistenza cristiana e della Chiesa in quanto tale [...]. Cristo,
in quanto unico, era ed è per tutti e i cristiani, che nella grandiosa
immagine di Paolo costituiscono il suo corpo in questo mondo,
partecipano di tale essere-per». Cristiani «non si è per se stessi,
bensì, con Cristo, per gli altri». Perciò «assieme al Signore che
abbiamo incontrato andiamo verso gli altri e cerchiamo di render loro
visibile l’avvento di Dio in Cristo».
Questo “essere per” è il più grande atto di amicizia che possiamo
compiere nei confronti dei nostri fratelli uomini: comunicare, rendere
partecipi tutti del dono che abbiamo ricevuto. E mi stupisce come
questo “essere per” coincida con l’atteggiamento e con ogni mossa di
papa Francesco: «L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la
misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto
dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo
annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di
misericordia ». Continua: «La credibilità della Chiesa passa attraverso
la strada dell’amore misericordioso e compassionevole.
La Chiesa “vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia”.
[…] È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo […] del ritorno
all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei
nostri fratelli […] per guardare al futuro con speranza». Questa è la
natura del cristianesimo, come proposta per l’uomo di ogni tempo. Nelle
ultime pagine di questo libro don Giussani afferma: «È la conoscenza
della potenza di Gesù Cristo la ragione profonda di ogni nostro gesto di
presenza sociale e di comunicazione al mondo: ma questa motivazione
unica e originalissima non diviene evidente se non nella testimonianza
di una passione per l’uomo, carica di accettazione della situazione
concreta in cui esso si trova, e, quindi, pronta a ogni rischio e a ogni fatica».