martedì 12 dicembre 2017

Don Bosco, il santo sognatore



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Religione. “I sogni di don Bosco”, la raccolta di contributi intorno all’esperienza onirica del Santo torinese pubblicata da don Andrea Bozzolo
DON BOSCO
Il Santo sognatore
C’è un mondo di storie che appartiene a tutti. Ed è quello dei sogni. Belli o brutti. Che affascinano o spaventano. Che si dimenticano o si ricordano appena svegli. In tutti cerchiamo, incuriositi, il messaggio che sembrano trasmettere.
San Giovanni Bosco, il santo che ha fatto sognare in grande centinaia di ragazzi che studiavano, imparavano un mestiere o giocavano nei cortili di Valdocco, a Torino, è stato un grande “sognatore”. Non solo nel senso che ha saputo avere grandi sogni sull’avvenire dei suoi ragazzi, ma anche e soprattutto perché le sue notti sono state non di rado visitate dal passaggio di Dio. Come le notti di grandi uomini della Bibbia: Abramo, Giacobbe, Giuseppe, Salomone.
Per questo, senza i sogni non capiremmo alcuni aspetti importanti della religiosità di don Bosco, alcuni elementi che - come ha affermato l’autorevole storico Pietro Stella - hanno ispirato le sue convinzioni e sostenuto le sue imprese. Un tema tanto affascinante e complesso era stato finora affrontato in saggi occasionali; mancava però un’opera complessiva che tentasse un inquadramento più ampio e approfondito della questione. È ciò che un gruppo di studiosi, coordinati dal teologo salesiano don Andrea Bozzolo, ha tentato di fare in un saggio appena pubblicato, dal titolo I sogni di Don Bosco. Esperienza spirituale e sapienza educativa ( LAS, Pagine 608. Euro 35 ). Il corposo volume raccoglie una serie di contributi che, da differenti punti di osservazione, mettono nuovamente sotto la lente un’esperienza che ha caratterizzato il santo dei ragazzi.

Ne emerge un quadro complesso e affascinate, che attesta la profondità con cui don Bosco si è lasciato condurre dallo Spirito del Signore per vie che mai avrebbe immaginato e conferma l’abilità con cui ha saputo impiegare i sogni come prezioso alleato educativo. «Un fondamentale motivo che giustifica questa indagine», spiega don Bozzolo, «consiste nel fatto che don Bosco stesso ha attribuito ad alcuni dei suoi sogni una valenza ispiratrice e, in vari modi, se n’è lasciato guidare». Si è lasciato guidare con la prudenza tipica dell’uomo venuto dalla campagna che sa pesare ciò che è concreto e ciò che, invece, è marginale. In questo senso la fluidità della narrazione o la sua drammaticità sono da lui impiegati con profondo discernimento spirituale e in relazione alla volontà di Dio come punto di arrivo. Prima di fare dei sogni un’originale “formula educativa” ha lasciato trascorrere molti anni. Si è deciso soltanto dopo essere stato sollecitato da papa Pio IX, che ne aveva intravisto il segno di una misteriosa azione dello Spirito. E don Bosco se ne è servito con molta cautela. Ciononostante è possibile vedere in essi un legame molto stretto tra la ricchezza spirituale del prete di Valdocco e la stessa fondazione della Congregazione salesiana. È ciò che l’agiografia tradizionale del santo ha recepito, dando spazio ai contenuti dei sogni nelle biografie del santo, nell’iconografia e in molti canti religiosi a lui dedicati, a partire dal più celebre dei suoi inni: «Giù dai colli un dì lontano, con la sola madre accanto, sei venuto a questo piano dei tuoi sogni al dolce incanto».
La scelta operata dagli studiosi è stata conseguentemente articolata e interdisciplinare, avvalendosi delle loro molteplici competenze e rispettivi punti di vista. Ne risulta un ricco contribuito all’analisi dei sogni frutto delle diverse discipline messe in campo: dalla psicologia alla filosofia, dalla critica testuale delle fonti all’esegesi biblica, dall’analisi letteraria alla patrologia, dall’etnologia alla pedagogia, dalla storia della spiritualità alla teologia sistematica e spirituale. Attraverso l’ascolto reciproco, gli studiosi hanno sperimentato un graduale incremento nella comprensione delle molteplici dimensioni del tema che era al centro della riflessione comune. «Molte delle pagine del volume appena pubblicato si presentano come documenti spirituali di altissimo valore, in cui è possibile ritrovare, nella forma evocativa tipica dei simboli onirici, l’espressione sintetica dei tratti costitutivi del carisma salesiano », prosegue il curatore del libro. «Non è un caso, dunque, che fin dagli inizi della Congregazione i racconti di alcuni sogni furono utilizzati dal primo maestro dei novizi, don Giulio Barberis, per introdurre gli aspiranti alla vita salesiana in quello stile originale di consacrazione apostolica che da don Bosco traeva origine». Nelle immagini dei sogni erano infatti evocati gli atteggiamenti che dovevano essere assunti da chi voleva vivere con don Bosco e assimilare la sua spiritualità.
Il volume offre anche un accesso al mondo interiore di don Bosco, che difficilmente si può ritrovare negli altri suoi scritti. Don Bosco infatti era poco incline a parlare di sé e molto sobrio nel confidare le dinamiche del proprio animo. Eppure, i racconti dei sogni – di alcuni in particolare – fanno eccezione. Mentre li racconta, don Bosco non può fare a meno di mettere a nudo il proprio cuore, di lasciar intravedere il ricco mondo delle sue emozioni: la paura che lo coglie di fronte alla missione, lo sgomento di fronte alle difficoltà, l’istintivo atteggiamento di difesa di fronte a un compito che lo supera, l’angoscia con cui reagisce alla vista del peccato, ma ancor più la gioia immensa di percepire la vicinanza di Gesù e la protezione di Maria, lo stupore di scoprirsi strumento dei piani divini, la meraviglia di vedere dilatati gli orizzonti della propria fecondità fino a influire sulle vicende ecclesiali e sociali dell’epoca e ad abbracciare i vasti confini dell’azione missionaria. Mentre racconta i sogni, don Bosco inevitabilmente racconta se stesso.
«Se i motivi d’interesse per un’indagine su questo argomento sono molti», osserva ancora don Bozzolo, «non possiamo negare le difficoltà che tale impresa comporta e le obiezioni che lo studioso deve affrontare, tra le quali la consistenza stessa dell’esperienza del sogno». I saggi raccolti in questo libro riflettono gli interrogativi a cui i singoli studiosi hanno cercato di offrire la loro lettura. Le interpretazioni che ne emergono confermano la forza simbolica del sogno e l’abilità di don Bosco nel tradurli in strumento di riflessione e di educazione. In lui, «sognatore d’altri tempi», quello che normalmente viene definito il “buco nero” della coscienza, acquista una forma “altra” di esperienza, nel chiaroscuro di immagini, emozioni, intuizioni in cui il mondo ci parla di tutto, e perché no, anche di Dio, altro “grande sognatore” di un’umanità finalmente riconciliata e felice.
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L’autore del libro: «La mia indagine consiste nel fatto che don Bosco stesso ha attribuito ad alcuni dei suoi sogni una valenza ispiratrice e, in vari modi, se n’è lasciato guidare». Senza l’esperienza del sognare non capiremmo alcuni aspetti importanti della sua religiosità, alcuni elementi che, come ha affermato lo storico Pietro Stella, hanno ispirato le sue convinzioni e sostenuto le sue imprese
EDUCATORE. Un’immagine di San Giovanni Bosco (1815-1888)