MAGDA ARNOLD
Il grande inganno delle emozioni
Intervista
Un saggio di Stefano Parenti riscopre la psicologa statunitense
cattolica che aveva anticipato le conseguenze di una cultura edonista e
senza ragione
Nella società del like
ossessivo e del “mi piace” facile, al tempo del sentimentalismo
social e della celebrazione dell’istinto – come insegnano la cultura
dominante e i salottini televisivi –, diventa sempre più difficile
ammettere di aver perso la testa. È dunque illuminante imbattersi nelle
teorie di una studiosa delle emozioni come Magda Arnold (19032002),
figura controcorrente della psicologia contemporanea. Ne era senz’altro
consapevole lei stessa, dal momento che ha sempre rivendicato l’apporto
ricevuto della fede cattolica nell’ambito dei suoi studi. È merito di
Stefano Parenti avvicinarci alla sua lettura con un saggio documentato
e scorrevole pubblicato da D’Ettoris, casa editrice da anni impegnata nella lodevole riscoperta degli psicologi cattolici.
Il volume Magda Arnold. Psicologa delle emozioni
(pagine 200, euro 15,90) mette subito in chiaro l’originalità della
studiosa, originaria della Repubblica Ceca, ma statunitense
d’adozione: «Nessuno mai – spiega Parenti – aveva esposto una teoria
unitaria delle emozioni che tenesse insieme le componenti
neurofisiologiche, le cause e le esperienze come ha fatto lei nel suo
libro
Emotion and Personality
del 1960. Fu la prima a intuire che “l’emozione non è qualcosa che ci accade, ma qualcosa che facciamo”. Non è la semplice
reazione riflessa a uno stimolo o una pura sensazione: ma all’interno
c’è un giudizio “ragionevole”, anche se spesso implicito. Tra percezione
ed emozione c’è dunque una valutazione ( appraisal)
che può innescare una tensione, una tendenza all’azione che è quella
che Magda Arnold definisce emozione. Succede per esempio quando
conosciamo una cosa o una persona: se le giudichiamo distaccate da noi
non ci sarà emozione. Quando invece le valuteremo come un bene/male per
noi e ci sentiremo attratte o spinte all’azione verso di esse allora
parleremo di emozioni».
Una concezione tanto attuale nella società degli emoticon quanto
controcorrente in una cultura che ha scisso e contrapposto emozione e
ragione. «Abbiamo divinizzato l’emozione – spiega Parenti. Per cui è
facile sentire oggi espressioni come “basta che ti faccia star bene” o
“l’importante è che susciti un’emozione”. È il tempo dell’emozionalismo
in cui anche qualcosa di nocivo per l’uomo, come la droga, può essere
ritenuto positivo perché comporta piacere o godimento».
Magda Arnold aveva di fatto anticipato le conseguenze di una società
edonista: «Quando l’emozione è slegata dalla ragione – chiarisce
Parenti – segue l’istinto. Arnold dice invece: segui la tua
“intuizione”, ossia l’istinto con dentro la ragione, non fidarti solo
di quello che “senti” e che “provi” perché può cambiare in funzione del
tempo o dell’umore. Lo vediamo con i rapporti sentimentali: sono
diventati una tragedia. Spesso si basano sulla sensazione. Ma prima ci
deve essere un giudizio, soprattutto di stima, come diceva Giovanni
Paolo II. Le emozioni sono fondamentali ma da ricondurre sotto la ragione».
Un compito arduo, oggi, poiché raccogliamo i frutti di una lotta
secolare contro le leggi morali e religiose e contro la ragione
iniziato nella filosofia occidentale sin dal XVI secolo. Il risultato è
una vita guidata unicamente dal piacere che non riconosce alcun valore
trascendente. Ma un mondo che disprezza l’uso della ragione e le norme
morali sfocia per forza nella violenza, nel cinismo, nella
sopraffazione e nell’infelicità generata dall’illusione del piacere.
Per far sì che le persone si realizzino ed esprimano le proprie
virtù è necessario riconsiderare l’uomo secondo il modello
aristotelico- tomista in cui la ragione discerne il bene dal male e
indirizza le emozioni. È la convinzione a cui approda Magda Arnold
quando si converte al cattolicesimo nel 1948. Decisivo l’incontro col
gesuita John Gasson che gli farà scoprire quale grande tesoro sia
anche per la psicologia la filosofia di san Tommaso. Tanto più per un
altro concetto chiave elaborato dalla psicologa statunitense:
l’ideale di sé. «Ognuno di noi – afferma Parenti – ha un ideale a cui
tende. Spesso è inconsapevole ma ci muoviamo in base all’idea che
abbiamo di noi. Lo vedo con i miei pazienti che hanno scarsa autostima.
Se abbiamo un’ideale troppo alto penseremmo che non sono capace. Al
contrario se l’idea di noi fosse troppo bassa non punteremmo in alto
avendo ugualmente bassa stima di noi stessi. Le emozioni ci svelano
non solo quale ideale abbiamo di noi stessi dal momento che proviamo
rabbia o vergogna, imbarazzo o frustrazione. Ma anche qual è la nostra
scala di valori e i nostri modelli».
Ecco allora che diventa decisivo per Ar-
nold distinguere non tra come sono e come voglio/devo essere, ma come
sono io e come Dio vuole che diventi, imitando Cristo o i santi. Un
invito rivolto in libertà anche a tutti i pazienti perché, come dice
Gasson, «in tutta la storia c’è un solo uomo così perfetto che anche i
suoi nemici hanno riconosciuto come tale: Gesù Cristo. Anche in
culture non cristiane, la persona umana ideale è uno che è ed agisce
come Cristo». L’amarezza di Magda Arnold è che anche alcuni cattolici
si siano lasciati condizionare dalla
psicoanalisi di Freud, per cui «l’uomo è essenzialmente una creatura
dagli impulsi irrazionali ». C’è invece nell’uomo un bisogno di senso
insaziabile, abbiamo bisogno di sapere la direzione, il fine verso cui
tendiamo. Recuperare così una psicologia che sia integrata
dall’antropologia cristiana è la missione per Magda Arnold per
rimettere ogni paziente, ma in generale ogni uomo, sulla strada della
salvezza.
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«Quando l’emozione è slegata dalla ragione, segue l’istinto. Arnold
dice invece: segui la tua “intuizione”, ossia l’istinto con dentro la
ragione, non fidarti solo di quello che “senti”»
Magda Arnold (1903 - 2002)
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