venerdì 18 maggio 2018

Il Vaticano: contrastare la finanza tossica

«La finanza tossica va contrastata Siano gli Stati a certificare i titoli»
Il Vaticano chiede alla classe politica di non essere subalterna: tassare le transazioni offshore per combattere la fame nel mondo
L’iniziativa
Le proposte dei Dicasteri per la Dottrina della fede e lo Sviluppo umano integrale in un documento sul discernimento etico in economia. Siamo tutti «chiamati a vigilare» e a renderci «interpreti di un nuovo protagonismo sociale»
ROMA
Di fronte «all’imponenza e pervasività degli odierni sistemi economico-finanziari », siamo tutti «chiamati a vigilare come sentinelle della vita buona» e a renderci «interpreti di un nuovo protagonismo sociale», improntando la nostra azione «alla ricerca del bene comune e fondandola sui saldi principi della solidarietà e della sussidiarietà». È questo l’appello lanciato da un documento vaticano, approvato da papa Francesco, preparato con l’intento di aiutare ad «elaborare nuove forme di economia e finanza, le cui prassi e regole siano rivolte al progresso del bene comune e rispettose della dignità umana, nel sicuro solco offerto dall’insegnamento sociale della Chiesa».
Il documento è titolato ' Oeconomicae et pecuniariae quaestiones. Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario'.
Firmato dai vertici della Congregazione per la dottrina della fede (Cdf) e del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, vuole rispondere alla necessità «di intraprendere una riflessione etica circa taluni aspetti dell’intermediazione finanziaria, il cui funzionamento, quando è stato slegato da adeguati fondamenti antropologici e morali, non solo ha prodotto palesi abusi ed ingiustizie, ma si è anche rivelato capace di creare crisi sistemiche e di portata mondiale». Il cuore del documento è articolato in due capitoli, dedicati a enucleare «elementari considerazioni di fondo» per poi formulare alcune ben dettagliate «puntualizzazioni nel contesto odierno».

Tra le considerazioni di fondo il documento ribadisce che «nessun profitto » è «legittimo» quando «vengono meno l’orizzonte della promozione integrale della persona umana, della destinazione universale dei beni e dell’opzione preferenziale per i poveri». E si osserva come nel quadro di un «crescente e pervasivo potere di importanti agenti e grandi networks economico- finanziari », i politici risultano «spesso disorientati e resi impotenti dalla sovranazionalità di quegli agenti e dalla volatilità dei capitali da questi gestiti», fino a trasformarsi «in soggetti ancillari di interessi estranei» al bene comune. Di qui l’urgenza di «una rinnovata alleanza, fra agenti economici e politici, nella promozione di ciò che serve al compiuto sviluppo di ciascuna persona umana e della società tutta, coniugando nel contempo le esigenze della solidarietà con quelle della sussidiarietà». Il documento inoltre sottolinea l’immoralità di «commercializzare alcuni strumenti finanziari, di per sé leciti, in una situazione di asimmetria, approfittando delle lacune cognitive o della debolezza contrattuale di una delle controparti». E denuncia «la cattiva finanziarizzazione dell’economia» dettata da «un mero intento speculativo», cosicché «la rendita da capitale insidia ormai da vicino, e rischia di soppiantare, il reddito da lavoro, spesso confinato ai margini dei principali interessi del sistema economico ». Il documento poi rileva che «il benessere» va valutato «con criteri ben più ampi della produzione interna lorda di un Paese (Pil), tenendo invece conto anche di altri parametri, quali ad esempio la sicurezza, la salute, la crescita del 'capitale umano', la qualità della vita sociale e del lavoro».
Passando alle «puntualizzazioni nel contesto odierno» il documento auspica innanzitutto «un coordinamento sovra-nazionale fra le diverse architetture dei sistemi finanziari locali». Nel contesto dell’attuale globalizzazione del sistema finanziario, è importante quindi raggiungere «un coordinamento stabile, chiaro ed efficace, fra le varie autorità nazionali di regolazione dei mercati, con la possibilità e, a volte, anche la necessità di condividere con tempestività delle decisioni vincolanti quando ciò sia richiesto dalla messa in pericolo del bene comune». Il documento quindi sottolinea molteplici criticità dell’attuale panorama economico finanziario. Dalla questione dei derivati, a quella dei paradisi fiscali offshore, al «cannibalismo economico » di chi, con i credit default swap, specula sul fallimento altrui. Di qui l’esigenza «oggi sempre più avvertita», di introdurre «una certificazione da parte dell’autorità pubblica nei confronti di tutti i prodotti che provengono dall’innovazione finanziaria, allo scopo di preservare la sanità del sistema e prevenire effetti collaterali negativi».
Il documento specifica che il mercato offshore degli eurodollari nasce nella seconda metà del secolo scorso, come «luogo finanziario di scambi al di fuori di ogni quadro normativo ufficiale». «Mercato – viene indicato – che da un importante Paese europeo si è poi diffuso in altri Paesi del mondo, dando luogo ad una vera e propria rete finanziaria, alternativa al sistema finanziario ufficiale, ed a giurisdizioni che la proteggevano». Nel testo non viene specificato quale sia questo Paese, ma nel corso della conferenza stampa di presentazione ospitata nella Sala Stampa vaticana, rispondendo alle domande dei cronisti, è stato confermato che si tratta della Gran Bretagna.
Ieri alla presentazione hanno partecipato il cardinale Peter Turkson, prefetto dei Dicastero per lo sviluppo umano integrale, l’arcivescovo Luis Francisco Ladaria, prefetto della Cdf, e gli economisti Leonardo Becchetti (Università di Roma Tor Vergata) e Lorenzo Caprio (Università Cattolica di Milano). «Il Papa – ha spiegato Ladaria – ha incoraggiato e sostenuto questa idea che è venuta più che altro dal basso». Non si tratta, ha aggiunto il presule, di un «dogma di fede. Non è un documento che vuole stabilire cose definitive. Entra nel magistero ordinario in quanto approvato dal Papa. I cattolici sono vincolati ma non fino all’ultimo, nel senso che ciò che un cattolico non potrà fare sarà dire che prescinde da questo».
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