Macao.
«Il miracolo che siamo»
Da Pechino, Shangai, Hong Kong e Taipei per vivere la
vacanza della comunità di CL in lingua cinese. Tre giorni di dialoghi,
assemblee, giochi e la scoperta di un’unità donata
Ilaria Giudici29.10.2024
Dal 18 al 20 ottobre la comunità di CL di lingua cinese si è
ritrovata a Macao per trascorrere insieme un momento di vacanza e dialogare sul
tema della Giornata d’inizio anno: “Chiamati, cioè mandati: l’inizio della
missione”. Riuscire a organizzare questa vacanza, dopo gli eventi storici di
questi anni, tra cui la pandemia Covid, è il primo avvenimento di questi
giorni. Anche accettare l’invito non è per nulla scontato. I giorni di ferie
sono concessi con il contagocce, il viaggio è costoso, uscire e rientrare dal
Paese d’origine potrebbe non rivelarsi cosa semplice. Eppure sono più di 60 le
persone che da Pechino, Shangai, Hong Kong, Taiwan si riuniscono in una piccola
struttura religiosa affacciata sul mare, lontano dai casinò del centro per cui
Macao viene chiamata la “Las Vegas d’Oriente”.
All’arrivo qualcuno riabbraccia chi non vede da anni, altri
stringono mani a nuovi amici. C’è anche chi, come Gao Xue, non trova il
coraggio di dire il suo nome ad alta voce, tanta è la timidezza. Chissà quale
desiderio l’ha portata fin qui dalla capitale della grande Cina. Elaine,
invece, accettando il consiglio di un vecchio amico ormai lontano, ha deciso di
partecipare non conoscendo quasi nessuno. A differenza di Gao Xue, ha una
personalità entusiasta e riesce subito a rompere il ghiaccio. Sarà forse per
questo che sono finite in camera insieme.
Lasciate le valigie nelle stanze, ci si ritrova alle 18.30
per la cena. Don Paolo Costa, dopo la preghiera, invita ciascuno a mischiarsi
nei tavoli, cinesi, taiwanesi e italiani, «per conoscerci e scoprire di essere
tutti parte della stessa comunità». Ed è proprio nella convivialità della cena
che le storie e i racconti personali emergono con semplicità, intrecciandosi
con quelle degli altri.
Dongdong racconta di aver chiesto il Battesimo insieme alla
famiglia dopo aver per caso bussato alla porta della parrocchia dei sacerdoti
della Fraternità San Carlo; Emilia ha incontrato CL colpita dalla felicità dei
volti notati in alcune foto su Facebook; Allegra, grazie a un incontro in
università, ha da poco ricevuto il Battesimo. E poi Yuwei a Shangai è rimasto
colpito da Pilar, sua collega di lavoro, che per la prima volta lo ha guardato
negli occhi e gli ha detto: «Prego per te». Tanti volti, storie diverse e
profonde: si percepisce il grande desiderio che in questi giorni accada
qualcosa di grande.
Alle 20 puntuali ci ritroviamo nel salone per una breve
introduzione di don Paolo sul titolo delle vacanze: “La libertà è la dipendenza
da Dio”. La canzone di inizio 至少還有你 (Zhìshǎo hái yǒu nǐ - Dopo
tutto, ho ancora te), esprime bene come la libertà sia strettamente legata al
sentirsi amati. Così come i cartoncini colorati, preparati con grande cura da
Ning, fanno subito sentire chiamati, attesi. Ognuno trova scritto il proprio
nome accanto a un disegno: un cerchio con un puntino dentro, unito con una
linea alla X fuori dal cerchio, che indica il legame con Chi può renderci
veramente liberi. La serata si conclude con la Messa, mentre i dialoghi
personali continuano fino a notte fonda, segno del grande desiderio di stare
insieme.
L’indomani, dopo colazione, ascoltiamo la testimonianza di
Renquan, un ragazzo taiwanese sposato da poco. «Mi sono sentito chiamato,
invitato in una comunità che nel tempo sta cambiando anche culturalmente il mio
modo di concepire la vita e le relazioni. Ho capito che l’incontro con Cristo
c’entra anche con l’uso dei soldi: nel dialogo con mia moglie (che non è
credente) ho deciso di venire qui perché è utile per la nostra famiglia. Questo
giudizio di valore per noi è del tutto nuovo. La comunità mi sta facendo capire
come la fede c’entra con la vita».
«Siamo stati chiamati, ciascuno con la sua storia; Dio ci
viene a prendere tante volte anche nelle pozzanghere della vita e ci porta in
alto a vedere le stelle», approfondisce Cesare, che viene dall’Italia,
introducendo il tema della Giornata d’inizio: «La nostra compagnia è il segno e
il corpo stesso di Cristo nel mondo, il miracolo più grande che sta facendo
accadere oggi attraverso il carisma di don Giussani». Nell’annunciare che la
chiamata di Gesù, il suo amore, coincide con l’essere mandati, Cesare ricorda i
due patroni della missione così paradossalmente diversi eppure uniti nel loro
amore a Cristo e alla Chiesa: Francesco Saverio, che ha attraversato il mondo
morendo proprio in un viaggio verso la Cina, e Teresina di Lisieux, vissuta
fino a 24 anni in un convento di clausura (come quello che abbiamo poi visitato
nel pomeriggio).
Dopo la Messa i dialoghi personali continuano passeggiando
in riva al mare con i piedi coperti di sabbia. Anche la natura non manca di
farci sentire l’affetto di Chi ci ha chiamati insieme. Howard racconta di come
ha incontrato la fede entrando in una chiesa in Canada. «Amate i vostri nemici»
è la frase che non lo ha più lasciato tranquillo. Qualcosa di totalmente
estraneo all’educazione ricevuta fino a quel momento. Così, rientrando a
Pechino, ha cominciato a leggere la Bibbia. Più tardi, entrando in una chiesa
cattolica, quelle parole sono diventate carne: una perfetta sconosciuta si gira
verso di lui con un sorriso, tendendogli la mano allo scambio della pace. Una
cosa dell’altro mondo!
Non mancano i racconti simpatici, come quello di Jingya che
desiderava da tempo una fidanzata che condividesse la sua fede. «Sono
cattolico», ha scritto nell’incipit del suo curriculum vitae. Così Phebe,
l’head hunter che lo contatta per un posto di lavoro, aggiunge: «Anche io sono
cattolica, possiamo conoscerci?». Dio ha davvero un grande senso dell’umorismo,
ma è proprio vero che l’essere cristiano, cioè di Cristo, determina il tuo nome
e in fondo la tua stessa identità.
Nel pomeriggio andiamo a visitare il monastero delle
Trappiste di Macao, dove madre Caterina, amica di CL da lunga data, ci racconta
la sua esperienza di missione: «La missione è una vita, e noi siamo missionarie
semplicemente vivendo la comunità monastica. La conversione dal “sé” (dal
proprio egoismo) al “noi” è qualcosa su cui lavoriamo per tutta la vita, ma non
è difficile se si è insieme». Al termine, come gesto di ringraziamento, ci
chiede di intonare Povera voce, che canta commossa insieme a noi.
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https://it.clonline.org/news/attualit%C3%A0/2024/10/29/vacanza-macao#:~:text=MACAO.%20%C2%ABIL%20MIRACOLO,la%20nostra%20compagnia%C2%BB.