«Ritrovare il gusto del vivere si può»
A Pesaro un dialogo tra i ragazzi della comunità
terapeutica L’imprevisto e Davide Prosperi: «Chiedere aiuto è il più grande
gesto perché è l’inizio del cambiamento». E vale anche per i genitori
30.05.2025
Tino Giardina
«Ai ragazzi bisogna chiedere tanto, chiedere tutto, e se lo
fai loro ci stanno e rispondono. Ma bisogna testimoniare e indicare loro
qualcosa e qualcuno che è più grande di me e di te». Con queste parole Silvio
Cattarina, fondatore della comunità terapeutica educativa per ragazzi con
difficoltà L’imprevisto di Pesaro, ha introdotto il dialogo che si è svolto
sabato 24 maggio con Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione
e Liberazione. Preceduto da una performance teatrale dei ragazzi della comunità
maschile che hanno messo in scena, guidati da Gilberto Santini, una poesia di
Mariangela Gualtieri, si è avviato un dialogo intenso e struggente iniziato
dalle testimonianze di giovani adulti che hanno già da tempo finito il percorso
di recupero e dei loro genitori. Esperienze profonde e anche sofferte come
quella di Gabriele, che raccontando del proprio attuale momento di difficoltà
familiare è giunto a gridare: «Chiedo salvezza, chiedo pietà!».
Marigona ha raccontato la propria storia di ragazza
adottata, la rabbia, la ricerca affannata della felicità e l’inaspettata
occasione di incontrare la comunità de L’imprevisto. Concluso il percorso sorge
la domanda: «Ma questa bellezza sperimentata qui è per sempre?». La risposta di
Silvio è l’inizio di un viaggio: «Se guardi dove guardo io vedrai cose grandi,
altrimenti finirà tutto». Da questa provocazione la scelta di legarsi agli
amici del movimento in università per verificare che questa esperienza e promessa
di bene fosse possibile ovunque e sempre. E così il matrimonio, la maternità,
l’affronto dei lutti familiari sono circostanze dove emerge la fame di
significato della vita: «Mi porto dentro la strada e la speranza per cui
riscopro che tutto, anche il dolore vissuto e il mio male, sono per il mio
compimento come donna, moglie e madre. Questo mi è possibile solo mantenendo la
strada e i rapporti di amicizia che sono un tramite per il Destino».
(…..)
Anche per i genitori intervenuti è accaduto un nuovo modo di
guardare sé e i propri figli. «“Non ci salviamo da soli”, diceva papa
Francesco, ma io non posso salvare me e neanche i miei figli», dice Tiziana,
mamma di Lorenzo. Bisogna chiedere aiuto e L’imprevisto è stato un punto di
speranza per il figlio come per i genitori, un luogo di educazione e di pace.
Ercole, papà di Andrea, ripercorre i passi della sua storia e conclude con due
domande: perché il cambiamento di Andrea e nostro è dovuto passare attraverso
tanto dolore e fatica? Perché i ragazzi adottati vivono tanta difficoltà a
lasciarsi amare e ad affacciarsi alla vita bella a cui tutti siamo chiamati?
Sono intervenuti anche due ragazzi che stanno ancora svolgendo il loro
percorso, Antonio e Margherita: a L’imprevisto hanno scoperto che c’è qualcosa
di diverso in quel luogo, attraverso gli educatori si sono accorti che la vita
vale la pena di essere vissuta. Tutto nella giornata assume la sua dignità
perché «ci sono persone che mi vogliono bene anche quando sbaglio».
Prosperi è rimasto colpito da questa serie di testimonianze,
come ripeterà in serata all’assemblea con tutta la comunità di CL di Pesaro: «È
successo anche a me qualcosa che penso abbia a che fare con il nome di questo
luogo: proprio questo imprevisto è il filo conduttore di quello che ho sentito,
ciò per cui in cuori spaccati si è riaccesa la speranza. Siamo tutti piante
storte e senza radici, tutti sperimentiamo la mancanza della totalità».
Riflettendo sul significato geniale del nome dell’opera di Cattarina, Prosperi
ha ricordato che sarebbe un’ingiustizia se non avessimo la possibilità di
incontrare ciò che il cuore reclama, ma questa risposta non possiamo
fabbricarla da soli: può soltanto venirci incontro, in maniera imprevista
appunto, in un ambito umano. «Il vero, ultimo problema è il significato del
vivere», ha aggiunto Prosperi. «L’impotenza a trovare un significato ci porta
alla disperazione perché non riusciamo a immaginare che questo significato
possa essere veramente un’esperienza e non solo parole. Siamo disperati finché,
in maniera imprevedibile, questo significato accade come un fattore nuovo,
diverso, che si manifesta nella vita. La sofferenza, se è offerta a Cristo
affinché possa aiutare il Suo disegno, comincia ad assumere un significato. Voi
avete saputo dire dai segni che è possibile riconoscere questo significato e
quindi ritrovare il gusto del vivere».
(….)
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