LA RESISTENZA IRANIANA/ “No a bombe e ingerenze esterne,
serve una terza via, ecco quale”
Int. Ghazal Afshar Pubblicato 19 Giugno 2025 - Aggiornato
alle ore 13:18
No alla guerra, no all’accondiscendenza nei confronti del
regime. La resistenza iraniana ha un’alternativa e fa un appello alla comunità
internazionale
Niente dialogo con il regime e niente guerra. Per liberare
l’Iran c’è una terza via da percorrere, quella indicata dal Consiglio Nazionale
della Resistenza Iraniana (CNRI): l’attuale gruppo di potere va isolato anche a
livello internazionale per favorire una transizione il più possibile pacifica,
osserva Ghazal Afshar, iraniana residente in Italia, portavoce
dell’associazione dei Giovani iraniani, nella quale sia il popolo a dire quale
Paese vuole e non forze esterne che agiscono in base ai loro interessi e non a
quelli della gente.
Gli oppositori degli ayatollah che fanno capo all’esperienza
del loro parlamento in esilio si fanno avanti e chiedono una soluzione della
crisi iraniana senza spargimento di sangue, proprio mentre USA e Israele si
preparano a sganciare le bombe più potenti per intaccare i siti nucleari
iraniani. Con Trump che intima di arrendersi e Khamenei che risponde che non lo
farà mai.
Cosa pensa l’opposizione iraniana della guerra scatenata
da Israele?
Parlo per conto dell’Associazione dei Giovani Iraniani, che
sostiene da sempre il CNRI. Fin dall’inizio di questo ennesimo conflitto
scoppiato nella regione abbiamo ribadito che l’opzione non può essere tra
l’appeasement con il regime e la guerra, perché esiste una terza via più che
percorribile, quella presentata ormai da vent’anni dalla presidente del
Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, Maryam Rajavi. Una via che
riconosce la lotta del popolo iraniano e la sua resistenza contro ogni forma di
dittatura, sia quella precedente dello Scià, sia quella attuale dei mullah,
sulla base di un piano in dieci punti presentato nel 2006 al Consiglio
d’Europa.
Il piano cosa prevede?
Tra i punti chiave ci sono l’istituzione di una Repubblica
basata sulla separazione tra religione e Stato, l’uguaglianza di genere,
l’abolizione della pena di morte: il regime è il detentore del record di
esecuzioni capitali. Vogliamo un Iran non nucleare e pacificato.
Materialmente come volete realizzare questi punti?
Chiedete che Israele smetta di attaccare?
Questa è una guerra avviata in seguito alle azioni del
regime, ma la guerra principale che si sta combattendo nel nostro Paese non è
tra il regime e Israele, ma tra il regime e la popolazione iraniana. Non
vogliamo puntare l’attenzione su ciò che dovrebbe fare una forza esterna che ha
attaccato, ma sulla necessità di considerare l’alternativa che è rappresentata
dal Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, una sorta di parlamento in
esilio, con tanto di commissioni, che ha una rete di sostenitori all’interno
del Paese.
Come si arriva a far cadere Khamenei e il suo gruppo di
potere?
Non vogliamo ingerenze esterne perché gli attori coinvolti
farebbero i loro interessi, che non hanno nulla a che vedere con la lotta del
nostro popolo. Chiediamo semplicemente di isolare l’attuale regime, di mettere
da parte i tentativi di dialogo e quelli per cercare di riformarlo. E di
inserire il Corpo delle Guardie della Rivoluzione nella lista dei terroristi.
Quindi volete che la comunità internazionale riconosca il
CNRI come governo legittimo?
La comunità internazionale non deve più riconoscere il
regime come interlocutore, ma rivolgersi al Consiglio Nazionale della
Resistenza Iraniana. Non vogliamo né armi, né denaro, né potere, ma solo
isolare un regime che è vulnerabile.
La vostra, quindi, è una via non violenta, che prevede
solo l’uso delle “armi” diplomatiche?
Esattamente. Pensiamo a una transizione pacifica e
democratica, che non preveda spargimento di sangue per bombe che, volenti o
nolenti, comunque portano alla morte indiscriminata di civili. Da chiunque
arrivino. Il problema è capire perché siamo arrivati a questo punto, dopo
decenni di accondiscendenza nei confronti del regime, che hanno permesso di
organizzare la repressione esportando il terrorismo. Il CNRI ha anche il merito
di aver smascherato per la prima volta nel 2002 gli impianti nucleari segreti
del regime iraniano, ai quali si è aggiunta la realizzazione di missili con una
gittata di oltre 3mila chilometri, che potrebbero arrivare nel cuore
dell’Europa
(….)
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(Paolo Rossetti)