LETTURE/
María Zambrano, un “sapere dell’anima” per cercare il senso della vita
Maria Zambrano ha riproposto in modo nuovo la sintesi antica
di amore e conoscenza. Solo il sapere affettivo ci libera dal razionalismo
Francesca Carenzi Pubblicato 30 Dicembre 2024
Immaginate per un attimo di dover lasciare tutto ciò a cui
siete abituati. Di dover abbandonare da un giorno all’altro la vostra casa, le
vostre abitudini, i vostri cari e dover partire per un Paese sconosciuto. È
quanto accade nel 1939 a una giovane spagnola, una professoressa di filosofia
che, a causa della sua opposizione al regime franchista, deve abbandonare
l’amata patria. Inizia così una peregrinazione attraverso l’Europa e l’America
latina che durerà più di quarant’anni. Questa donna si chiama María Zambrano
(1904-1991) e racconterà il viaggio del proprio esilio nelle pagine di opere
come I Beati, Delirio e destino e L’esilio come patria.
Le circostanze che Zambrano si trova a vivere diventano il
punto di partenza della sua indagine. La filosofia deve rispondere alle
provocazioni della vita e quindi, per l’autrice, anche alla domanda di senso
sull’esilio. Come apprende dal maestro Ortega y Gasset, la domanda al centro
del pensiero è di ordine pratico: che cosa fare? Come vivere ciò che ci è dato
da vivere?
Attraversare il dolore, come quello che caratterizza la vita
di Zambrano, non è possibile con l’astrazione. La filosofia deve quindi aiutare
l’uomo ad abitare la realtà così come si presenta, accogliendo anche (e
soprattutto) le zone d’ombra, le contraddizioni dell’esistenza. Questa ricerca
conduce Zambrano alla scoperta del suo particolare metodo filosofico: il
“sapere dell’anima”.
Seguire il sapere dell’anima, instaurare una relazione di
conoscenza affettiva con la realtà, è l’unica possibilità di abbracciare la
complessità dell’esistenza. Non un metodo conoscitivo “scientifico” ma una
guida, una saggezza fatta da azioni, moti spirituali del pensare e del sentire.
Zambrano non propone un metodo gnoseologico, piuttosto una postura etica con
cui poter abitare l’esistente. In questa visione la filosofia si fa umile.
Lascia il posto alla consapevolezza che nella vita nulla è perfettamente
sovrapponibile e replicabile, ma sempre nuovo e misterioso. Vivere facendosi
guidare da una lettura aprioristica della realtà sarebbe solo uno sterile
schematismo. L’esperienza dell’autrice lo rende evidente: il pensiero sgorga
dalla vita e ad essa sola deve rendere conto.
Laura Boella illustra bene cosa fu l’esperimento di vita di
Zambrano: “L’idea della vita come realtà radicale vuol dire che è la vita a dar
conto di tutto il resto, la vita che si dà sempre e solo a uno, a una, in un
luogo e in un tempo (le circostanze); tutto è accadimento (…) con la prima
conseguenza che, per esempio, la vita non è un elemento che si affianca o si
contrappone alla ragione, anzi è ragione essa stessa, anche se, certo, non
ragione astratta, universale. La vita non ha ragione, è ragione” (L. Boella,
María Zambrano: dalla storia tragica alla storia etica).
Ricercare il senso dell’esistenza e della propria,
personalissima, storia richiede a ciascuno di sprofondare in essa. Occorre
capovolgere lo stereotipo della tradizionale via alla verità: non l’uscita
dalla caverna platonica ma un’immersione nelle cose. Abbiamo bisogno di “questa
filosofia pratica, quella che ci aiuta a entrare nella realtà materiale
respirando tutto quanto ci è possibile della vita spirituale. Da qui
l’importanza per Zambrano di una filosofia della pratica, che prende la forma
di un materialismo spirituale” (L. Mortari, María Zambrano).
Zambrano rifiuta l’idea che il mondo fattuale sia messo in
secondo piano. L’essere, nella sua opera, è sempre caratterizzato da un’innata
positività. La realtà che si dà con inesauribile novità all’uomo, in un
rapporto di mutua interdipendenza e affezione. Per questo l’autrice, nel
descrivere il processo conoscitivo, riprende quell’unione tra amore e
conoscenza che risuona nelle pagine degli autori da lei amati: Platone, Plotino
e Agostino. Se però nel pensiero classico l’amore è il mezzo verso “l’Aldilà”, per
Zambrano è la via per immergersi “nell’aldiqua”.
Per questo attaccamento alla vita, il pensiero dell’autrice
è stato definito anche come “nuovo realismo”. Per incarnarlo, Zambrano propone
di unire l’atteggiamento filosofico (inteso come contemplazione delle idee),
quello religioso (apertura verso la rivelazione dell’Essere) e quello poetico
(percezione profonda della materialità). Non si tratta di prospettive autonome
e autosufficienti. Solo se assunte insieme potranno illuminare l’esistenza.
Un nuovo realismo chiede una nuova ragione, la “ragione
poetica”. Una sapienza che incarna lo spirito culturale spagnolo, impregnato di
materialità e a-sistematicità, intimamente poetico. Una ragione che sa
permanere nelle zone d’ombra, che non ha paura delle contraddizioni, innamorata
dell’esperienza, e che ritroviamo nel sentire di artisti e poeti.
(….)
https://www.ilsussidiario.net/news/letture-maria-zambrano-un-sapere-dellanima-per-cercare-il-senso-della-vita/2785373/#:~:text=CULTURA-,LETTURE/%20Mar%C3%ADa%20Zambrano%2C%20un%20%E2%80%9Csapere%20dell%E2%80%99anima%E2%80%9D%20per%20cercare%20il%20senso%20della,di%20sorvolo%20sulla%20superficie%20dell%E2%80%99essere%2C%20sa%20stare%20in%20presenza%20del%20mistero%E2%80%9D.,-%E2%80%94%20%E2%80%94%20%E2%80%94%20%E2%80%94