2025, un buon anno inquieto
Per il nuovo anno in tanti desiderano tranquillità, salute e
lavoro. Per i più giovani le cose sono diverse
Fernando De Haro Pubblicato 31 Dicembre 2024
Cosa ci auguriamo per il 2025? Cosa intendiamo per buon
anno? Desideriamo godere di buona salute, vogliamo anche tranquillità e lavoro.
È quel che emerge da un recente sondaggio condotto da Funcas (un istituto di
studi economici) in cui agli intervistati è stato chiesto di scegliere una
parola per definire cosa si aspettano dal prossimo anno: salute, tranquillità e
lavoro sono i nomi che la maggior parte degli spagnoli ha dato al proprio
bisogno.
Per i giovani il desiderio ha altri nomi. Quelli che hanno
meno di 24 anni sanno che la loro situazione economica è difficile e che nel
2025 le cose non miglioreranno molto. Questi giovani vogliono la pace, la
felicità e soprattutto l’amore. Secondo altri sondaggi, un giovane su quattro
tra quelli che desiderano l’amore si sente solo.
I giovani si sentono più soli degli anziani. È una
solitudine non voluta, tragica, causata in molti casi dalla difficoltà di
passare alla vita adulta. Una solitudine che provoca molta sofferenza. I più
poveri sono i più soli e coloro che sono soli sono più vulnerabili alle
malattie mentali. Non è chiaro se la causa di questa situazione siano i social
network e l’uso eccessivo degli schermi.
Senza dubbio è necessario lottare contro questa mancanza di
compagnia. Il problema è come farlo. Trasformare necessariamente la solitudine
in una malattia non sembra la cosa più intelligente da fare. Vogliamo curare i
giovani prescrivendo loro tranquillità, investendo più soldi nella sanità
preventiva? Ci sono compagnie che possono essere più distruttive del dramma di
non riuscire ad avere una vita piena. Basta vedere cosa comporta lo sviluppo
dei movimenti identitari. Questi movimenti crescono perché offrono una
scorciatoia: l’identità (nazionale, religiosa, sportiva, ideologica, sessuale,
ecologica, ecc.) concepita come rifugio e come conflitto è una droga a buon
mercato. Il vecchio e il nuovo oppio dei popoli.
Diciamo che i nostri Paesi non sono per giovani perché non
possono accedere agli alloggi, perché non possono emanciparsi, perché da molto
tempo i loro salari sono molto bassi, perché esiste una gerontocrazia
istituzionale che impedisce loro di influenzare la vita democratica. E tutto
ciò è vero. Il nostro sistema pensionistico garantisce il presente degli
anziani ed è un grande ipoteca per chi ha 40 anni di vita professionale davanti
a sé. Tutto ciò è una profonda ingiustizia che giudica e discredita il nostro
modo di vivere.
Ma al di là delle patologie, questo non sentirsi
accompagnati dei nostri giovani, questo desiderio di amore e di pace, andando
oltre il disgusto che queste due parole possono suscitare in noi, è una fonte
di energia umana senza la quale saremmo morti. Noi adulti che aspiriamo solo
alla tranquillità e a non avere dolori fisici non riusciamo a capire che voler
essere accompagnati e non trovare risposta è la grande risorsa di un mondo come
quello europeo, un mondo stanco e senza forze.
Meno male che qualcuno spera che nel 2025 si giunga a un
accordo di pace in Ucraina. Un accordo che non sia una resa e che non rinvii il
problema della sicurezza. Meno male che qualcuno desidera che finisca la guerra
a Gaza, che ha causato decine di migliaia di vittime tra i civili e che usa la
carestia come arma.
(…)
https://www.ilsussidiario.net/editoriale/2024/12/31/2025-un-buon-anno-inquieto/2785435/#:~:text=CRONACA-,2025%2C%20un%20buon%20anno%20inquieto,riporter%C3%A0%20alla%20nostra%20solitudine%20primaria%2C%20se%20ci%20far%C3%A0%20vivere%20salubremente%20inquieti.,-%E2%80%94%20%E2%80%94%20%E2%80%94%20%E2%80%94