La riflessione
Bergoglio e don Gius, le affinità elettive
"Da molti anni gli scritti di monsignor Giussani hanno ispirato la mia riflessione. (...) Il senso religioso
non è un libro ad uso esclusivo di coloro che fanno parte del
movimento; neppure è solo per i cristiani o per i credenti. È un libro
per tutti gli uomini che prendono sul serio la propria umanità. Oso
dire che oggi la questione che dobbiamo maggiormente affrontare non è
tanto il problema di Dio, l’esistenza di Dio, la conoscenza di Dio,
ma il problema dell’uomo, la conoscenza dell’uomo e il trovare
nell’uomo stesso l’impronta che Dio vi ha lasciato per incontrarsi con
Lui. (...) Non si può iniziare un discorso su Dio se prima non
vengono soffiate via le ceneri che soffocano la brace ardente dei
’perché’ fondamentali. Il primo passo è creare il senso di tali
domande che sono nascoste, sotterrate, forse sofferenti, ma che
esistono».
Correva l’anno 1999 quando l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Maria Bergoglio, pronunciava queste parole in occasione della presentazione di El sentido religioso , traduzione in lingua spagnola dell’opera fondamentale di Luigi Giussani, Il senso religioso. Le ragioni di una consonanza ideale tra i due, che non si sono mai incontrati direttamente, vengono sottolineate anche due anni più tardi in occasione della presentazione di un’altra opera del leader di Comunione e liberazione, L’attrattiva Gesù: «La prima, più personale, è il bene che negli ultimi dieci anni quest’uomo ha fatto a me, alla mia vita di sacerdote, attraverso la lettura dei suoi libri e dei suoi articoli - ebbe a dire l’arcivescovo - . La seconda ragione è che sono convinto che il suo pensiero è profondamente umano e giunge fino al più intimo dell’anelito dell’uomo. Oserei dire che si tratta della fenomenologia più profonda e, allo stesso tempo, più comprensibile della nostalgia come fatto trascendentale».
L’attenzione alle esigenze elementari della persona e la categoria dell’'incontro' come modalità che fa accendere la fede, sono i due 'focus' su cui si gioca, sia per Bergoglio sia per Giussani, la capacità del cristianesimo di fare presa sull’uomo contemporaneo.
In un lungo e dettagliato articolo pubblicato nei giorni scorsi sul sito wwww.terredamerica.com, il filosofo Massimo Borghesi, dopo avere evidenziato la sintonia tra i due, ne sottolinea tre conseguenze rilevanti. La prima è che la Grazia è qualcosa che viene 'prima': presentando L’attrattiva Gesù, Bergoglio sottolinea che «sempre primerea la grazia, poi viene tutto il resto». La seconda conseguenza è che se l’incontro è la modalità essenziale con cui la fede si comunica, in un mondo tornato largamente pagano il cristianesimo deve declinarsi nella sua forma essenziale e non, primariamente, nelle sue conseguenze etiche, la cui salvaguardia spetta ai cristiani impegnati nella società.
Come osserva papa Francesco nell’intervista a padre Spadaro su 'Civiltà cattolica', «l’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus. Dobbiamo quindi trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l’edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo. La proposta del Vangelo deve essere più semplice, profonda, irradiante. È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali». L’«attrattiva Gesù», un termine ripreso nella Evangelii gaudium (39) precede quindi la dottrina morale. Una posizione, questa, che contribuisce a prevenire il sorgere di forme di fondamentalismo cristiano, che in questi tempi sono tornate alla ribalta.
La terza conseguenza è rintracciabile nelle due possibili derive che vanno evitate, la gnosi e il pelagianesimo, individuate esplicitamente anche nella Evangelii gaudium (94). Borghesi nota che «se il cristianesimo è un avvenimento che si rende manifesto in un incontro storico e sensibile, se esso primerea rispetto a ogni nostra azione o intenzione, allora lo svuotamento spiritualistico del fatto cristiano, la negazione del suo essere carne, così come la pretesa moralistica di poter costruire da sé il mondo nuovo, appaiono le deviazioni da correggere».
Come affermava lo stesso Bergoglio nel 2011: «Questa concezione cristianamente autentica della morale che Giussani presenta non ha niente a che vedere con il quietismo spiritualoide di cui sono pieni gli scaffali dei supermercati religiosi oggigiorno. E neppure con il pelagianesimo così di moda nelle sue diverse e sofisticate manifestazioni. Il pelagianesimo al fondo è rieditare la Torre di Babele. I quietismi spiritualoidi sono sforzi di preghiera o di spiritualità immanente che non escono mai da se stessi». In entrambi i casi, siamo davanti a un processo di mondanizzazione della fede e, come avverte Papa Francesco nella Evangelii gaudium, «non è possibile immaginare che da queste forme riduttive di cristianesimo possa scaturire un autentico dinamismo evangelizzatore».
Correva l’anno 1999 quando l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Maria Bergoglio, pronunciava queste parole in occasione della presentazione di El sentido religioso , traduzione in lingua spagnola dell’opera fondamentale di Luigi Giussani, Il senso religioso. Le ragioni di una consonanza ideale tra i due, che non si sono mai incontrati direttamente, vengono sottolineate anche due anni più tardi in occasione della presentazione di un’altra opera del leader di Comunione e liberazione, L’attrattiva Gesù: «La prima, più personale, è il bene che negli ultimi dieci anni quest’uomo ha fatto a me, alla mia vita di sacerdote, attraverso la lettura dei suoi libri e dei suoi articoli - ebbe a dire l’arcivescovo - . La seconda ragione è che sono convinto che il suo pensiero è profondamente umano e giunge fino al più intimo dell’anelito dell’uomo. Oserei dire che si tratta della fenomenologia più profonda e, allo stesso tempo, più comprensibile della nostalgia come fatto trascendentale».
L’attenzione alle esigenze elementari della persona e la categoria dell’'incontro' come modalità che fa accendere la fede, sono i due 'focus' su cui si gioca, sia per Bergoglio sia per Giussani, la capacità del cristianesimo di fare presa sull’uomo contemporaneo.
In un lungo e dettagliato articolo pubblicato nei giorni scorsi sul sito wwww.terredamerica.com, il filosofo Massimo Borghesi, dopo avere evidenziato la sintonia tra i due, ne sottolinea tre conseguenze rilevanti. La prima è che la Grazia è qualcosa che viene 'prima': presentando L’attrattiva Gesù, Bergoglio sottolinea che «sempre primerea la grazia, poi viene tutto il resto». La seconda conseguenza è che se l’incontro è la modalità essenziale con cui la fede si comunica, in un mondo tornato largamente pagano il cristianesimo deve declinarsi nella sua forma essenziale e non, primariamente, nelle sue conseguenze etiche, la cui salvaguardia spetta ai cristiani impegnati nella società.
Come osserva papa Francesco nell’intervista a padre Spadaro su 'Civiltà cattolica', «l’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus. Dobbiamo quindi trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l’edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo. La proposta del Vangelo deve essere più semplice, profonda, irradiante. È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali». L’«attrattiva Gesù», un termine ripreso nella Evangelii gaudium (39) precede quindi la dottrina morale. Una posizione, questa, che contribuisce a prevenire il sorgere di forme di fondamentalismo cristiano, che in questi tempi sono tornate alla ribalta.
La terza conseguenza è rintracciabile nelle due possibili derive che vanno evitate, la gnosi e il pelagianesimo, individuate esplicitamente anche nella Evangelii gaudium (94). Borghesi nota che «se il cristianesimo è un avvenimento che si rende manifesto in un incontro storico e sensibile, se esso primerea rispetto a ogni nostra azione o intenzione, allora lo svuotamento spiritualistico del fatto cristiano, la negazione del suo essere carne, così come la pretesa moralistica di poter costruire da sé il mondo nuovo, appaiono le deviazioni da correggere».
Come affermava lo stesso Bergoglio nel 2011: «Questa concezione cristianamente autentica della morale che Giussani presenta non ha niente a che vedere con il quietismo spiritualoide di cui sono pieni gli scaffali dei supermercati religiosi oggigiorno. E neppure con il pelagianesimo così di moda nelle sue diverse e sofisticate manifestazioni. Il pelagianesimo al fondo è rieditare la Torre di Babele. I quietismi spiritualoidi sono sforzi di preghiera o di spiritualità immanente che non escono mai da se stessi». In entrambi i casi, siamo davanti a un processo di mondanizzazione della fede e, come avverte Papa Francesco nella Evangelii gaudium, «non è possibile immaginare che da queste forme riduttive di cristianesimo possa scaturire un autentico dinamismo evangelizzatore».
Giorgio Paolucci
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