mercoledì 23 aprile 2014

Saluto di don Carron a conclusione del Triduo di GS

Saluto di Julián Carrón
a conclusione del Triduo pasquale di GS

Rimini, 19 aprile 2014

Cari amici,
il desiderio di essere felice, prima o poi, si affaccia sulla vita di ciascuno. Da quel momento la
vita è diversa. E uno capisce che è una cosa seria. «La vita è mia, irriducibilmente mia», diceva
don Giussani. Niente è così serio come la vita. Perché è in gioco la felicità. Cioè la ragione del
vivere.
E allora la vita diventa drammatica.
Perché?
Perché non si può vivere più come se un desiderio così struggente non si fosse reso presente.
Per il fatto stesso di avvertirlo, io sono già diverso. Dal momento in cui l’ho presentito, ho
smesso di essere un bambino.
Inizia così l’avventura del vivere. E la lotta.
È la lotta tra il prendere sul serio questo desiderio e il fare finta di non averlo avvertito.
Ma c’è un inconveniente: occorre volersi veramente bene per ingaggiare questa lotta a cui tutto
il mio essere, tutta la mia umanità, mi spinge senza sosta.
La vita è, alla fin fine, un problema di affezione. Di affezione a sé.
Proprio per ridestare questa affezione, «Uno morì per tutti». E risorgendo ha vinto. Come
documentano le facce di Pietro e Giovanni nella corsa verso il sepolcro la mattina della
resurrezione.
Chi non desidera una affezione così?

Buona Pasqua, amici.

Julián Carrón